martedì 17 dicembre 2013

LE CASE DI LUSSO IN MONTAGNA TORNANO AD ESSERE UN INVESTIMENTO PER IL MERCATO IMMOBILIARE


LE CASE DI LUSSO IN MONTAGNA TORNANO AD ESSERE UN INVESTIMENTO PER IL MERCATO IMMOBILIARE





In occasione delle vacanze di Natale, che danno il via alla stagione delle settimane bianche, il Centro Studi di Casa.it, il portale immobiliare n.1 in Italia, ha diffuso le proprie elaborazioni sull’andamento del mercato immobiliare di lusso nelle principali località turistiche dell’arco alpino.
In un contesto economico che accenna i primi segnali di ripresa nelle principali economie europee, gli immobili di lusso si confermano un investimento che “tira”, con prezzi medi al metro quadro che sembrano reggere all’impatto della crisi, mentre segnali poco incoraggianti provengono dalle mete sciistiche nostrane che continuano a mantenersi al di sotto della doppia cifra, complice l’incertezza economica e la scarsa accessibilità al credito.
La Svizzera sale subito in vetta con la variazione dei prezzi al mq su base annua più alta d’Europa. I prezzi medi aumentano tra il 10% e il 14% per le località di Davos e Zermatt. Per acquistare una baita sulle piste o uno chalet nel punto più spettacolare della valle, infatti, bisogna essere pronti a investire in media da 10.200 a 23.000 Euro al mq.
In Francia, Chamonix, porta d’accesso per il “tetto d’Europa”, si trova in una delle zone sciistiche più suggestive del versante alpino francese che fa gola ai “nuovi ricchi” dell’Est Europa. L’investimento per un immobile di lusso nel centro del paesino si situa tra 5.800 e 13.500 Euro al mqChamonix insieme a Morzine sono le uniche due mete che registrano un aumento significativo dei prezzi: rispettivamente +8,0% e +8,5%.
Le località dell’Alta Savoia come MéribelMegèveCourchevel e Val d’Isèrehanno mantenuto i prezzi stabili rispetto al 2012, anche se proprio quest’ultima registra la forbice di prezzo più alta di tutte le Alpi francesi, con un prezzo minimo di 8.000 Euro al mq fino a un massimo di 14.500 Euro al mqper un’abitazione di pregio.
In Austria, le mete di Kitzbuhel e Bad Gastein registrano quotazioni medie su base annua del 4,5% e 5,5%, dove l’investimento per uno chalet da cui godere di panorami mozzafiato oscilla tra 6.200 e 11.500 Euro al mq.
Per chi è invece attirato da esperienze più mondane, non è da sottovalutare la località Ischgl nell’area sciistica Silvretta Arena con 218 km di piste, nota come “la Ibiza delle Alpi” per la sua atmosfera cosmopolita, il rito dell’après-ski e la vivace night-life. I prezzi di vendita per gli appartamenti di lusso variano dai 7.000 ai 9.000 Euro al mq. Gli chalet, dai 12.000 ai 15.000 euro al mq.
Per l’Italia, le tre perle dell’arco alpino si contraddistinguono per essere il fanalino di coda d’Europa. Cortina d’Ampezzo si conferma Regina delle Dolomiti con le quotazioni più alte, ma più accessibili del passato, con una variazione negativa dei prezzi su base annua vicina al -10% (-8,6%). Per acquistare casa in pieno centro o vicino alle piste da sci, infatti, bisogna essere pronti a pagare in media da 12.000 a 10.000 Euro al mq. Leggermente al ribasso sono le richieste a Courmayeur, dove le abitazioni con la collocazione più pregiata sono valutate da 8.000 a 11.000 Euro al mq e, infine, Madonna di Campiglio si mantiene appena al di sotto della doppia cifra con prezzi che oscillano tra 8.000 e 10.000 Euro al mq.
Tra le mete invernali emergenti è da segnalare Sochi, la cittadina russa che si affaccia sulle rive del Mar Nero. Nel 2007 è stata selezionata come città dei prossimi XXII Giochi Olimpici Invernali e nei due anni successivi ha registrato un’impennata dei prezzi del 40%-50%. La possibilità di alternare mare e montagna, insieme al prestigio di poter sciare sulle piste olimpioniche di Krasnaya Polyana, hanno fatto da motore propulsore alla domanda.
Le soluzioni abitative del segmento lusso sono situate nei punti più spettacolari delle valli, attirando l’interesse di grandi investitori a caccia di beni rifugio, considerata la crescita del valore a lungo termine. L’andamento dei prezzi medi dell’ultimo anno suggerisce che la domanda è in progressivo aumento tra i nuovi ricchi dei Paesi emergenti come Russia, America Latina e Asia.

Fonte: Lastampa.it

giovedì 12 dicembre 2013

BORGHI,BAGNAI E RINALDI SMONTANO PEZZO PER PEZZO IL CASTELLO DI BUGIE 

Articolo di  www.formiche.net


LA BUFALA DELL’INFLAZIONE

«Non è affatto vero che se l’Italia uscisse dall’euro e svalutasse del 20-30% ci sarebbe un’inflazione dello stesso livello», sostiene Bagnai. «Recentemente la Polonia ha svalutato lo zloty più del 20% e l’inflazione si è ridotta. E anche nel 1992, quando lo ha fatto l’Italia, l’inflazione è diminuita. Oltretutto all’epoca l’inflazione globale viaggiava al 4-5%, mentre oggi ci troviamo in uno scenario di deflazione e quindi l’impatto sarebbe ancora minore». «L’inflazione viene dipinta come il male assoluto», osserva Borghi, «ma non è affatto così. Negli anni 80 in Italia l’inflazione viaggiava a due cifre, ma il clima economico era nettamente migliore. Oggi invece abbiamo il deflazionato disoccupato».



NESSUNA DIFFERENZA PER I RISPARMIATORI

Ma i piccoli risparmiatori che hanno investito inBot e altri titoli di Stato italiani non rischierebbero di trovarsi con un pugno di mosche? «Nessun problema, il debito pubblico verrebbe convertito nella nuova moneta. La stessa che utilizzerebbero i risparmiatori per la fare la spesa. Quindi per loro non cambierebbe niente», rispondono all’unisono Borghi e Bagnai.



IL PROBLEMA DELLA CRESCITA

Però l’Italia è un Paese di vecchi e i pensionatihanno paura del salto nel buio. «Adesso vengono anche loro torchiati dal fisco per poter rispettare i diktat europei», osserva Borghi, «e devono capire che le loro pensioni vengono pagate da chi lavora. Se tutti sono disoccupati chi le pagherà? Anche a loro conviene preoccuparsi soprattutto di ripristinare le condizioni per la crescita». Crescita economica che finché si resta nell’euro è una chimera. «Impossibile raggiungerla dovendo rispettare il Fiscal Compact», spiega Rinaldi, «che dal 1° gennaio 2015 obbligherà tutti i 25 Paesi firmatari e ratificatori del Trattato al pareggio di bilancio e alla riduzione sistematica del 5% annuo dell’eccedenza del 60% del rapporto debito pubblico/pil. Per l’Italia questo significherebbe trovare ogni anno risorse aggiuntive per 98 miliardi di euro. Una somma pari a più di quattro volte il gettito Imu complessivo».


LA GABBIA EUROPEA

Rinaldi tiene poi a sottolineare l’assurdità dell’attuale costruzione europea: «Il Trattato di Maastricht è stato firmato il 7 febbraio 1992e da allora non hanno ancora uniformato le aliquote Iva. Ma che mercato comune è?». Che fare, allora? «Bisogna chiedere subito la moratoria del Fiscal Compact, altrimenti è la fine. Siamo ingabbiati in un meccanismo in cui è l’economia reale a doversi adeguare all’euro e non viceversa». L’alternativa è l’uscita dall’euro, che dovrebbe essere concordata per attutire al massimo gli impatti negativi. Ma è possibile? «Credo che sarà la Germania la prima a uscire», sostiene Borghi. «Ormai ha raccolto tutto quello che poteva da questo stato di cose. E quando si tratterà di dover dare nuovi finanziamenti alla Grecia o a qualche altro Stato, a Berlino decideranno di mettere la parola fine».

Proroghe detrazioni fiscali su ristrutturazioni e riqualificazioni


Proroghe detrazioni fiscali su ristrutturazioni e riqualificazioni



Un chiarimento atteso riguarda l’efficacia temporale della proroga 65% per gli “interventi di sostituzione di impianti di riscaldamento con pompe di calore ad alta efficienza ed impianti geotermici a bassa entalpia” e per la “sostituzione di scaldacqua tradizionali con scaldacqua a pompa di calore”. Dal momento che le detrazioni sono “rientrate” in vigore grazie alla legge di conversione (Legge n. 90/2013) non era chiaro se dovessero essere comprese le spese sostenute dal 6 giugno 2013 (data di efficacia del D.L. n. 63/2013) o solo quelle dal 4 agosto 2013. L’Agenzia propende per la prima data in considerazione del fatto che il legislatore ha parificato anche queste tipologie a quelle cui l’aliquota del 65% si applica dall’entrata in vigore del precedente decreto.L’Agenzia ricorda che per gli interventi su parti comuni condominiali la detrazione del 65% si applica sino al 30 giugno 2014. Gli interventi si riferiscono a “parti comuni degli edifici che interessano tutte le unità immobiliari”. Si intendono parti comuni, ai sensi dell’art.1117 c.c., ad esempio il suolo, i muri maestri, la portineria, l’ascensore, gli impianti di ricezione radiotelevisiva, eccetera. Nell’ambito della proroga della detrazione al 50% delle spese per interventi di recupero del patrimonio edilizio rientrano a pieno titolo anche gli interventi di ristrutturazione, restauro e risanamento conservativo che riguardano interi fabbricati e che sono eseguite da imprese di costruzione e da cooperative edilizie, che, entro 6 mesi dal termine dell’intervento, provvedano alla alienazione o assegnazione dell’immobile. Il valore degli interventi, come previsto dall’art. 16-bis, comma 3, non può superare il 25% del prezzo di acquisto/assegnazione e l’importo massimo non può oltrepassare 96.000 euro. La legge di conversione del D.L. n. 63/2013 ha introdotto il comma 1-bis all’art. 16 del decreto, prevedendo l’innalzamento dell’aliquota di detrazione al 65% per gli interventi di cui all’art. 16-bis, D.P.R. n. 917/1986 (opere per la messa in sicurezza statica, realizzazione di documentazione atta a comprovare la sicurezza statica, realizzazione di interventi necessari per il rilascio della documentazione) realizzati in zone sismiche ad alta pericolosità “sulle parti strutturali degli edifici o complessi di edifici legati strutturalmente”. Per fruire dell’agevolazione è necessario che le procedure siano avviate a decorrere dal 4 agosto 2013 (data di entrata in vigore della Legge n. 90/2013 di conversione del D.L. n. 63/2013). I contribuenti che già fruiscono della detrazione per interventi di recupero del patrimonio edilizio possono beneficiare di un’ulteriore detrazione del 50% sui mobili e i grandi elettrodomestici che siano “finalizzati all’arredo dell’immobile oggetto di ristrutturazione”. Rientrano fra questi non soltanto gli interventi di ristrutturazione “stricto sensu”, ma anche gli interventi di manutenzione straordinaria di restauro e di risanamento conservativo. Non solo: l’agevolazione può essere fruita anche se il mobile o l’elettrodomestico verrà utilizzato nelle parti comuni di edifici residenziali. È il caso, ad esempio, delle guardiole o dell’appartamento del portiere. La detrazione può inoltre riguardare mobili o grandi elettrodomestici che siano locati in ambienti diversi da quelli su cui è effettuata la ristrutturazione dell’unità immobiliare, purché evidentemente l’immobile sia stato oggetto di interventi di ristrutturazione. Altro chiarimento importante riguarda il fatto che i beni agevolabili possono riguardare anche gli interventi edilizi sostenuti a decorrere dal 26 giugno 2012, per effetto dell’esplicito richiamo, nella norma, al comma 1 dell’art, 16 D.L. n. 63/2013. Non va trascurato il fatto che le spese per l’acquisto di mobili o grandi elettrodomestici possono essere sostenute anche prima di quelle per la ristrutturazione dell’immobile, a condizione, però, che “siano già stati avviati i lavori di ristrutturazione dell’immobile cui detti beni sono destinati”. La data di inizio lavori deve dunque precedere il sostenimento della spesa. Quanto agli adempimenti l’Agenzia richiama il proprio Comunicato stampa del 4 luglio 2013, ricordando che i contribuenti devono rispettare le medesime modalità previste per i pagamenti dei lavori di ristrutturazione, ovvero bonifico bancario o postale, indicazione dell’apposita causale, del codice fiscale del beneficiario e del numero di partita IVA o codice fiscale del soggetto a cui il bonifico è effettuato. È consentito il pagamento con carte di credito o di debito (in questo caso fa fede la data di  utilizzo della carta), ma non il pagamento in contanti.



Fonte:http://fiscopiu.it/news/le-agevolazioni-all-edilizia-fra-le-priorit-del-governo

PAPA FRANCESCO UOMO DELL'ANNO!

PAPA FRANCESCO UOMO DELL'ANNO!


Il riconoscimento del settimanale americano annunciato oggi. Lombardi: «Francesco non cerca fama, ma si rallegra se il suo messaggio viene capito»


Papa Francesco è stato scelto dal settimanale americano Time come «persona dell'anno» 2013. Nella motivazione del riconoscimento, Bergoglio è definito «il Papa della gente» e si sottolinea che «il leader della chiesa cattolica è diventato una nuova voce della coscienza».

Nel motivare la scelta, la direttrice di Time, Nancy Gibbs, ha sottolineato che «raramente  un nuovo protagonista della scena mondiale ha catturato così tanta attenzione, da vecchi e giovani, fedeli e cinici, in così poco tempo come Papa Francesco». Tra i predecessori di Francesco, il riconoscimento era stato attribuito nel 1962 a Giovanni XXIII e nel 1994 a Giovanni Paolo II.

Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, appresa la notizia, ha commentato: «La cosa non stupisce, data la risonanza e l’attenzione vastissima dell’elezione del Papa Francesco e dell’inizio del nuovo pontificato. È un segno positivo che uno dei riconoscimenti più prestigiosi nell’ambito della stampa internazionale sia attribuito a chi annuncia nel mondo valori spirituali, religiosi e morali e parla efficacemente in favore della pace e di una maggiore giustizia».

«Quanto al Papa - ha aggiunto il portavoce vaticano - per parte sua, non cerca fama e successo, perché fa il suo servizio per l’annuncio del Vangelo dell’amore di Dio per tutti. Se questo attrae donne e uomini e dà loro speranza, il Papa è contento. Se questa scelta “dell’uomo dell’anno” significa che molti hanno capito – almeno implicitamente – questo messaggio, egli certamente se ne rallegra».

Fra i candidati al titolo di «persona dell'anno» che, secondo Time, incarna, nel bene e nel male, gli eventi del 2013 c'erano anche il presidente siriano Bashar al Assad e la cantante americana Miley Cyrus nota per i suoi eccessi esibizionistici. In lizza pure il presidente Usa Barack Obama, già vincitore nel 2008 e nel 2012, il nuovo presidente iraniano Hassan Rohani, Jeff Bezos, fondatore di Amazon, il senatore del Texas Ted Cruz, leader della rivolta del «Tea Party» contro la riforma sanitaria di Obama e Kathleen Sebelius, segretario alla Sanità americana.

Nell'elenco anche la «talpa» che ha svelato al mondo i programmi di spionaggio dell'Nsa, Edward Snowden, ed Edith Windsor, novantenne attivista per i diritti dei gay. Nel sondaggio online, al secondo posto, dopo Francesco, si è classificato Snowden, «il profeta oscuro», seguito dalla Windsor, «attivista improbabile», Assad, «tiranno letale» e Cruz, «l'incendiario».


FONTE:ANDREA TORNIELLI
                CITTÀ DEL VATICANO

giovedì 5 dicembre 2013

Agenzie immobiliari, il canale preferito per vendere e acquistare nelle grandi città


Agenzie immobiliari, il canale preferito per vendere e acquistare nelle grandi città 




L'agenzia immobiliare resta il canale più utilizzato aRoma e nelle grandi città per l'intermediazione immobiliare. 
  
E' il risultato dell'indagine 2013 a cura del centro studi sull’economia immobiliare - Csei Tecnoborsa, secondo cui nel biennio 2011-2012 il 68,2% di chi ha acquistato un immobile a uso residenziale a Roma è ricorso all’aiuto di un intermediario mentre, mediamente, nelle sei grandi città analizzate vi hanno fatto ricorso solo il 60,9% degli acquirenti. 
  
Come sottolinea Valter Gianmaria, presidente Tecnoborsa, “l’agenzia rimane il canale più utilizzato (65,9% di chi ha acquistato), seguita con un notevolissimo distacco dal ricorso al supporto di altri consulenti (2,3%)”. 
  
Quanto ai canali informativi, emerge che l’acquirente è venuto a conoscenza dell’abitazione comprata per il 40,2% delle volte con l’intervento delle agenzie immobiliari; per il 28% hanno funzionato i cartelli vendesi; per il 14,4% Internet; per il 13,6% il passa parola con conoscenti o custodi di stabili, e solo per il 3,8% l’individuazione del bene è avvenuta tramite la lettura di quotidiani. 
  
La conclusione è dunque che, benché il 69,7% delle abitazioni acquistate erano state affidate a un’agenzia immobiliare, circa il 42% degli acquirenti è venuto a conoscenza del bene attraverso altri canali ma poi è stato costretto a passare per questa. 
  
Per quanto riguarda la vendita il 71,2% di chi ha ceduto un’abitazione a Roma ha usufruito di un canale di vendita ma la percentuale è leggermente inferiore a quella rilevata come media sulle sei grandi città (73,5%), al contrario di quanto avvenuto per il comparto dell’acquisto. 

Di nuovo l'intermediario preferito dai romani per la vendita il canale preferito è stata l’agenzia immobiliare (67,1%), mentre le altre figure professionali sono state utilizzate solo dal 4,1% di coloro che hanno ceduto un immobile.  
  
Sul fronte della valutazione, Giammaria rende noto che “si sono serviti di uno specialista per la valutazione di un bene immobiliare il 58,3% delle famiglie romane che hanno acquistato, contro il 55,9% della media delle maggiori città italiane”. 
  
Di nuovo spicca l’agenzia immobiliare (25%), seguita da chi ha dichiarato di aver stimato il bene da solo con l’aiuto di listini, ricerche di mercato e altro (20,5%), o da chi è ricorso a un libero professionista (14,4%), mentre il 3% si è servito di altri canali non meglio specificati. 
  
“Dall’analisi della vendita è emerso che ben l’87,7% delle famiglie romane che sono riuscite a vendere un immobile lo ha fatto valutare prima di immetterlo sul mercato, dato molto significativo specialmente se confrontato con la media delle grandi città dove si registra solo un 55,9%”, riflette Gianmaria. 
  
E anche qui il risultato conferma il dato precedente: “La figura professionale preferita per ottenere una valutazione commerciale è l’agenzia immobiliare (63%), seguita dai liberi professionisti abilitati (21,9%); invece, l’8,2% ha valutato il bene da solo”. 

Fonte: monitorimmobiliare

martedì 26 novembre 2013

RELAX TRA LE COLLINE DEL MONFERRATO....


RELAX TRA LE COLLINE DEL MONFERRATO.....

L’Alto Monferrato è una terra magica e affascinante: cosa vedere tra le colline, i vigneti, i castelli medievali, le città e i paesini caratteristici? In questa zona, famosa anche e forse soprattutto per i suoi ottimi vini, si possono ammirare moltissime bellezze paesaggistiche ed artistiche tra suggestivi paesi e dolci pendii, che in estate e primavera si colorano di giallo e verde, in inverno di bianco e in autunno delle sfumature del rosso e del marrone. Immergersi in questa terra dai romantici scorci naturali è un’esperienza sorprendente e rilassante allo stesso tempo, quando ci si lascia cullare dalle lente curve che portano da una città ad un paesino, mentre si ammira la natura circostante. L’Alto Monferrato è una terra di passaggio tra le montagne del Piemonte e il mare della Liguria, una terra collinare sul confine tra le due regioni, ricca di tradizioni e prodotti tipici.

Il “capoluogo” dell’Alto Monferrato è senza dubbio Acqui Terme, una vivace cittadina famosa appunto per le sorgenti di acqua termale che hanno dato vita ad antiche terme molto famose sul territorio; ma la città offre anche numerosi siti archeologici romani da visitare, e soprattutto il suo rinomato vino Moscato e Bracchetto. Una visita ad Acqui Terme è quindi all’insegna del relax e del benessere con un soggiorno alle terme, del buon vino e della cultura: niente di meglio per iniziare un itinerario che vi porterà a scoprire anche le bellezze di un’altra città dell’Alto Monferrato, Ovada. La città, con il suo bel centro storico, è circondata da alte colline sulle quali si trovano numerosi castelli medievali, che rendono il paesaggio ancora più suggestivo e romantico. Tra questi citiamo quelli di Orsara Bormida,TaglioloRocca GrimaldaTrisobbio e il Castello di Prasco, risalente al XII secolo e restaurato e modificato nel XV secolo; poco distante inoltre, sorge l’affascinante Giardino Botanico dei Mandorli.
Un’altra zona molto famosa e ricca di attrattive è quella di Novi Ligure e Gavi Ligure, località rinomate per il pregiato vino bianco e per l’industria dolciaria, il cui prodotto più famoso è ovviamente il cioccolato. Novi Ligure è inoltre famosa per aver dato i natali a Costante Girardengo, uno tra i più grandi ciclisti italiani di tutti i tempi, al quale è dedicato un museo che offre un tributo anche al grande Fausto Coppi. A Ponzano vale una visita il Castello di Salabue, molto importante dal punto di vista storico poichè al suo interno sono custoditi importanti documenti sia della Prima che della Seconda Guerra Mondiale, oltre ad epistolari di famosi generali come BadoglioDiazFoch eCadorna. L’Alto Monferrato, come in generale tutta la zona del Monferrato, che si estende anche nella provincia di Asti oltre che in quella di Alessandria, è una terra ideale da visitare nelle stagioni in cui la natura da il meglio di se con i colori estivi o autunnali, dato che ci avviciniamo a questa stagione, poichè regala panorami mozzafiato dai colori vivi e unici.

Fonte: viaggi.nanopress.it

giovedì 21 novembre 2013

"RENT TO BUY"

Vediamo una risposta del mercato alla crisi. Da qualche tempo si parla di "Rent to Buy" come nuovo strumento per agevolare la vendita di immobili, soprattutto nel caso in cui l'acquirente non riesce ad accedere al mutuo o perché deve vendere un precedente immobile.
Lo scopo del Rent to Buy non è realizzare una vendita a rate, ma predisporre un regolamento di interessi preparatorio alla vendita.
Il Rent to Buy si sostanzia in due contratti collegati:
1) Un preliminare trascritto, con un termine per la stipula del definitivo  che indicativamente è di tre anni, per concedere un tempo sufficiente perché l'acquirente si procuri la provvista, ma  non troppo lungo per non trasformare il Rent to Buy in una vendita a rate di lunga durata che non interessa al venditore.
Si sottolinea che non basta un semplice preliminare registrato, ma è necessario un preliminare notarile TRASCRITTO, perché solo la trascrizione può garantire il promissario acquirente di non perdere le somme versate prima della stipula del definitivo.
Infatti per legge il preliminare trascritto prevale su qualunque successiva iscrizione e trascrizione pregiudizievole, e il
Promissario acquirente ha privilegio fiscale sull'immobile per il recupero delle somme versate.
Queste garanzie non esistono nel caso di preliminare solo registrato.
2) un contratto di locazione standard, di durata pari a quella prevista dalla legge (4+4per abitazioni, 6+6 per uffici e negozi), con un canone annuale pari ad una percentuale del prezzo di vendita  (es. 5% per una vendita con prezzo di 200.000 euro).
È prevista una caparra per il preliminare, mentre per il contratto di locazione il "canone" è così suddiviso: metà come vero e proprio corrispettivo per la locazione, metà come deposito in acconto per l'acquisto, che si "converte" in penale in caso di inadempimento del contratto di locazione.
In questo modo,  quando l'immobile sarà acquistato, metà dei canoni di locazione verrà imputato a prezzo.
Questo costituisce una leva finanziaria interessante, perché tra caparra ed acconto prezzo il promissario acquirente si trova ad aver versato circa il 15% del prezzo di acquisto, oltre ad aver uno "storico" di buon pagatore che contribuisce all'accesso al mutuo.
Invece  in caso di inadempimento del contratto preliminare da parte del promissario acquirente, il venditore terrà la caparra e tutto il canone finora versato.
Inoltre, in caso di inadempimento del preliminare, è prevista una clausola per cui tutto il "canone" diventa tale (cioè non è più previsto che metà di esso sia acconto prezzo).
Con questi due contratti collegati si vuole trovare un sistema in cui, comunque vadano le cose, entrambe le parti abbiano comunque un vantaggio.
Naturalmente il contenuto del contratto va personalizzato ed adattato alle esigenze del caso concreto.
 Il notaio di fiducia potrà senz'altro aiutarvi nella confezione del miglior regolamento di interessi.

Fonte: http://www.terracina.biz/ultime/rent-to-buy.html

mercoledì 20 novembre 2013

Bocciata polizza obbligatoria calamità naturali, Confedilizia: Una tassa in meno 

Positiva la reazione di Confedilizia alla bocciatura in Senato di un emendamento alla legge di Stabilità sull'assicurazione obbligatoria contro le calamità naturali, che già diverse volte si era tentato di introdurre. 
 
“Bocciata al Senato (ancora) la polizza obbligatoria calamità naturali.
 
Una tassa in meno…” scrive in un tweet l'associazione.
 
I proprietari devono infatti già pagare un tributo per uno scopo analogo: “Confedilizia aveva segnalato che la proprietà immobiliare paga già (e per niente…) i Consorzi bonifica” ricorda il cinguettio. 


Fonte:monitorimmobiliare
Super tassa in arrivo per gli stranieri che comprano casa in Gran Bretagna



E' allo studio dell'esecutivo britannico una nuova tassa sugli investimenti degli stranieri nel settore immobiliare allo scopo di colpire la spirale dei prezzi nel residenziale.

A renderlo noto, in una conferenza stampa, è il vice primo ministro britannico, Nick Clegg.

Il picco nella domanda da parte di acquirenti stranieri (nel solo 2012 ammontano a 7 miliardi di sterline i capitali investiti da compratori d'oltremanica), soprattutto provenienti dall'Asia e dai paesi della zona euro, sta suscitando reazioni di preoccupazione circa il rischio di una bolla immobiliare.

Ed è un fenomeno che sta riducendo le opportunità di investimento nel mattone per molti cittadini britannici.

Clegg ha fatto sapere che il governo sta considerando l'ipotesi di dibattere la questione il giorno in cui il ministro delle Finanze George Osborne comparirà in Parlamento, il 5 dicembre, pur sottolineando che non ha ancora preso alcuna decisione in merito.

"Dobbiamo garantire che coloro che investono molti capitali in abitazioni nel centro di Londra paghino un quota equa per queste operazioni", ha detto Clegg, leader del partito liberal-democratico.

"Per questo motivo stiamo esaminando varie possibilità in riferimento alle plusvalenze ottenute" ha aggiunto.

Attualmente i cittadini britannici pagano una tassa del 28% per i benefici derivanti da qualsiasitransazione immobiliare, indipendentemente dalla loro residenza, mentre gli stranieri ne sono esenti.

Per i paperoni globali che considerano Londra una sorta di paradiso per i loro risparmi potrebbe significare la fine dell'eldorado.

Come riferisce il giornale britannico The Guardian per un investitore del Regno Unito che acquista un immobile per 1 milioni di sterline, e poi lo rivenda per cinque milioni, la tassa applicata è di 1,1 milioni. 


Fonte: monitorimmobiliare

sabato 16 novembre 2013

           SEDUTI SULLA POLVERIERA.


"Se uno stato non rappresenta più il suo popolo, e ignorando altezzosamente tutti i segnali d'allarme e di scontento che gli vengono lanciati, incurante della disperazione, procede in una direzione che è palesemente sbagliata, può accadere che quel popolo, per decenni sopito e sottomesso, trova un comune denominatore che abbatte di colpo barriere culturali socio-politico-ideologiche e lo rende unito nel perseguire un unico scopo."

Bene, a quanto pare, sta accadendo qui, in Italia, proprio ora.

E' sufficiente farsi un giro sui più comuni social network per rendersi conto di quanto tra il mese di novembre e quello di dicembre, ci sarà un ribollire di forme di protesta contro l'attuale governo, contro la politica dell'austerity imposta dalla troika e soprattutto contro una moneta che di fatto ha paralizzato tutta l'area Euro, ad eccezione della Germania.
Partendo dalla manifestazione #FIUMEINPIENA del 16 novembre, in Piazza Garibaldi a Napoli, si passa al "NO EURO DAY ", presso l'Hotel Dei Cavalieri a Milano il 23 novembre, per poi passare allo sciopero degli assistenti di volo previsto per il 3 dicembre.
Sempre a dicembre si succederanno quello dei TIR che dal 9 al 13 bloccherà di fatto la nazione come già in passato, e quello nazionale degli agricoltori detto"sciopero dei forconi" previsto sempre per il 9 dicembre.
UN MESE SENZA TASSE

Molte anche le manifestazioni antieuro e contro le politiche economiche imposte dall'europa nelle varie piazze delle principali città.

Ma tra tutti questi eventi, si inserisce una nuova e meno convenzionale forma di protesta.
E' lo sciopero fiscale "UN MESE SENZA TASSE", identificato dall'Hastag #tipagoamaggio che sta dilagando su Twitter.
Di fatto dal 28 di novembre fino al 28 dicembre non verrà versato nessun tipo di tassa.
Il pagamento di queste tasse verrà posticipato a maggio 2014, con l'intento di ottenere finalmente l'attenzione del governo verso la popolazione ormai ridotta allo stremo da una politica dissennata iniziata nel 2011 dal governo Monti e continuata dall'attuale governo Letta.

Apparso per la prima volta un mese fa, e letto in diretta TV su #lineatelenova, ha giorno dopo giorno raccolto il consenso di un numero sempre crescente di lavoratori dipendenti e autonomi, pensionati, disoccupati ecc.. fino ad arrivare alle centinaia di sostenitori che tra retwit e passaparola stanno rendendo virale  #tipagoamaggio .
A quanto pare anche gli Italiani, quando spinti all'esasperazione, sono in grado di superare le barriere ideologiche che da anni li dividono e ritrovarsi uniti sotto la propria bandiera..... La più bella del mondo.

martedì 12 novembre 2013

Tari, Tarsu, Imu, Tares o Trise? Unica certezza per gli italiani: gli aumenti record delle tariffe

Le tasse sui servizi continuano a cambiare, nel nome e nel calcolo dell’imposizione. Il risultato è un’inevitabile confusione. Unico comune multiplo: la stangata


Una stangata dietro l'altra, un salasso dietro l'altro. E i risparmi degli italiani si fanno sempre più esigui. A preoccupare sono anche le tariffe di luce, acqua e trasporti che, soprattutto quelle a controllo locale, continuano a correre all'impazzata.
Con un aumento record per l’acqua (+41,3%) e l’energia (+23,5%). Secondo uno studio portato avanti dall’ufficio economico della Confesercenti, tra il 2011 e l’estate 2013, "a fronte di un aumento dell’11,4% delle tariffe nazionali, quelle locali sono cresciute del 28,5%, trainate dall’aumento record dell’acqua potabile (+41,3%), dei trasporti (urbani +26,2% ed extraurbani +24,7%) e dei rifiuti solidi (+25,2%)

E un forte incremento c’è stato anche per le tariffe energetiche (+23,5%)". Aumenti a due cifre che stanno mettendo in ginocchio gli italiani.
L'inflazione tariffaria rischia seriamente di vanificare gli effetti benefici di un’inflazione generale che, rallentando, ha portato un po' di respiro al potere d’acquisto delle famiglie e, quindi, a una timidissima possibilità di ripresa dei consumi. Anche perchè il futuro non è roseo. Secondo la Confesercenti, l’arrivo della Tares a fine anno causerà un aggravio fiscale aggiuntivo di oltre mille euro rispetto al 2012 per ristoranti e alberghi. La Trise poi, che scatterà dal 2014, "presenta ancora grandi elementi di confusione e si configura come un’incognita per famiglie, imprese e per gli stessi Comuni". La Tares, spiega la Confesercenti, comporta un generale aggravio di spesa per tutte le imprese e per le famiglie: "È stabilita la copertura integrale dei costi di esercizio e investimento, elemento non previsto nel regime Tarsu e la maggiorazione per i servizi indivisibili (polizia municipale, illuminazione pubblica e verde pubblico). L’impatto del nuovo tributo sarà strettamente correlato alla tipologia di utenza". In generale, le categorie che avranno aumenti più consistenti sono gli esercizi di ristorazione e le vendite al dettaglio di generi ortofrutticoli freschi, con aumenti rispettivamente del 45% e del 66%. L'ufficio economico della Confesercenti stima, infatti, che un albergo dovrà "far fronte a un ulteriore aggravio di spesa per rifiuti e servizi indivisibili di mille euro l’anno, un parrucchiere di 80 euro l’anno, un ristorante di oltre 1.100 euro e un negozio di ortofrutta di quasi 800 euro".
La Trise potrebbe trasformarsi in un’ulteriore batosta per tutti, famiglie e imprese. Per le prime, stando ai calcoli della Confesercenti, è presente una "clausola di salvaguardia" che, in teoria, dovrebbe impedire che la nuova tassa sia superiore al prelievo Imu, ma che comunque non bloccherà gli aumenti rispetto al 2013 dovuti al cambiamento di calcolo dell’imposizione. Per gli immobili a uso produttivo e per le seconde case, invece, non è ancora chiaro se ci sarà una tale clausola, né come potrebbe operare. "Ancora non è chiaro - si legge nello studio - se gli immobili aziendali dovranno pagare la Trise per intero, inclusa la parte sui servizi. Se così fosse significherebbe di fatto l’aumento dell’Imu, ancora vigente per gli immobili a uso produttivo. Sembra si stia provvedendo, in questo senso, alla deduzione del 20-50% dell’Imu dai redditi d’impresa: questo - evidenzia la Confesercenti - non sarà sufficiente però ad ammortizzare completamente l’aggravio aggiuntivo di una tassa sui servizi più esosa, che si somma a un Imu prevalentemente all’aliquota massima (10,6%)".
Tia1, Tia2, Tari, Tarsu, Imu, Tares e infine Trise. Le tasse sui servizi continuano a cambiare, nel nome e nel calcolo dell’imposizione. Il risultato è un’inevitabile confusione, che spingerà quasi sicuramente gli enti locali, messi di fronte a nuove tasse dal gettito imprevedibile, ad alzare il tiro. La conseguenza per la Confesercenti è "una probabile stangata" che "non sarà di certo compensata dal piccolo e circoscritto taglio al cuneo fiscale introdotto dalla legge di stabilità, già annullato dall’improvvido aumento dell’aliquota Iva""Apparentemente - aggiunge l’ufficio economico dei commercianti - l’intervento del governo non mette le mani nelle tasche degli italiani, ma il probabile ricorso alle clausole di salvaguardia contenute nel provvedimento (che scatteranno in assenza di coperture, come è purtroppo prevedibile) trasformerà la legge di stabilità nell’ennesimo salasso""Non possiamo tacere inoltre - conclude la Confesercenti - la preoccupazione per quello che potrà avvenire sul piano fiscale e delle tariffe se nel 2014, come pare, si darà la possibilità ai Comuni di incrementare in modo sostanzioso il gettito su famiglie e imprese".