martedì 15 luglio 2014

Chi spende di piü per la casa: i top manager superano gli imprenditori







Non tutto il mercato residenziale italiano è in crisi: a salvarsi, soprattutto se sei parla di grandi città come Roma, Milano, Torino, sono gli immobili di qualità, che non hanno mai smesso di essere richiesti e scambiati.

Certamente a prezzi più bassi di un tempo, ma anche per questo più appetibili per chi non ha grossi problemi di budget e di accesso al credito con le banche.

Ma oggi in Italia che lavoro fa chi può permettersi di diventare il proprietario di una casa di pregio?

Tra le categorie di professionisti vincono i top manager e i dirigenti, in grado nel primo semestre 2014 di spendere per l'acquisto della casa una media di quasi mezzo milione di euro.

In questi anni gli executive hanno mantenuto grosso modo inalterato il proprio reddito, ma hanno visto crescere il potere d’acquisto, grazie appunto al calo delle quotazioni delle case.

In base al monitoraggio del centro studi del gruppo Toscano nelle grandi città italiane che ha segmentato le scelte abitative in base professione, capacità di spesa, al taglio dell’immobile i valori al mq sono diminuite complessivamente del 25,6% dal 2009 ad oggi.


La classe dirigente italiana non ha smesso di cercare casa per lo più nei centri delle grandi città e sceglie immobili preferibilmente di rappresentanza con una superficie dai 120 mq in su.

L'identikit vale soprattutto nel Centro Italia, in particolare a Roma dove il valore medio di una compravendita sale a 553.190 euro mentre rispetto al resto del Paese calano leggermente le metrature (114 mq in media).

Differente la situazione di imprenditori e liberi professionisti.

Dieci anni fa, imprenditori e liberi professionisti trainavano le compravendite del mercato residenziale italiano – segnala ancora l'ufficio studi - mentre oggi si trovano con un potere d’acquisto eroso da una crisi che ha messo a dura prova i redditi da produzione di beni o servizi.

La compravendita media per e due categorie è rispettivamente è di 342.536 e di 259.448 euro.

Stabile la situazione dei dipendenti, nel settore pubblico o i quello privato, con un valore medio di compravendita di 269mila euro per unità abitativa acquistata (superiore quindi a quello dei liberi professionisti).

Fanalino di coda i pensionati, che vendono il proprio immobile in generalmente per acquistare una casa di metratura più ridotta, più semplice da gestire, anche sotto il profilo economico.

La compravendita media si assesta sui 217.826 euro e la metratura tipica è di 80 mq.

“Lo studio sottolinea la sofferenza che mediamente gli imprenditori e i liberi professionisti stanno subendo dall’inizio della crisi – sottolinea Ilario Toscano, presidente del gruppo di agenzie immobiliari in franchising che porta il su nome - .

È arrivato il momento di trovare forme di facilitazione, affinché questi professionisti possano tornare a dare il forte impulso alla ripresa economica di cui il paese ha bisogno”.




Fonte: Monitorimmobiliare

giovedì 19 giugno 2014

Monferrato patrimonio dell'Unesco

Langhe, Roero e Monferrato patrimonio dell'Unesco



Finalmente dopo 10 anni di attesa il territorio compreso tra Langhe, Roero e Monferrato diventa patrimonio dell'Unesco. Il prossimo fine settimana a Doha, negli Emirati Arabi, dove si svolge il
38° Comitato Mondiale dell'Unesco, verrä dato il riconoscimento ufficiale a Langhe, Roero e Monferrato come patrimonio mondiale mondiale dell'umanitä.

http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/06/16/news/chiamparino_langhe_roero_e_monferrato_patrimoni_dell_unesco-89128131/

lunedì 26 maggio 2014

CANONE RAI...

                           COME DARE DISDETTA
IL Canone Televisivo in Italia è un' abbonamento (imposizione di legge, quindi non è una TASSA che viene versata a seguito di un servizio offerto da un Ente Pubblico ) sulla detenzione di apparecchi atti o adattabili alla ricezione di radioaudizioni televisive nel territorio italiano.
"Chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento, giusta le norme di cui al presente decreto" (R.D.L. 21 febbraio 1938, n. 246)
Il Canone va pagato entro 31 gennaio (per il 2014 corrisponde a 113,50 Euro ) per tutti coloro che possiedono un apparecchio atto a ricevere un segnale radio e televisivo.
Il tributo è nominale e il soggetto obbligato è il detentore degli apparecchi televisivi. Il canone è unico e copre tutti gli apparecchi televisivi detenuti dal titolare nella propria residenza o in abitazioni secondarie, o da altri membri del nucleo familiare anagrafico (cioè quello risultante dallo stato di famiglia)
ESENZIONI
Sono esenti dal pagamento dell'imposta:
◾I militari delle Forze Armate Italiane
◾ Gli agenti diplomatici e consolari dei Paesi
◾ Rivenditori e riparatori TV
◾ Le imbarcazioni da diporto private
◾ Le radio collocate esclusivamente presso abitazioni private
◾ Le autoradio non sono causa di soggezione alla norma
◾ Gli anziani con età pari o superiore a 75 anni, con reddito proprio e del coniuge non superiore complessivamente a 6713,98 euro annuali, senza conviventi, e detenzione di apparecchi televisivi solo nel luogo di residenza
L'esenzione garantita agli invalidi, fu abrogata
CESSAZIONE
« In mancanza di regolare disdetta l’abbonamento si intende tacitamente rinnovato»
Il pagamento dell'imposta cessa al verificarsi di almeno uno dei seguenti eventi, previa comunicazione tramite raccomandata con avviso di ricevimento all'Agenzia delle Entrate:
◾Il contribuente cede tutti gli apparecchi che detiene
◾ Il contribuente dichiara di non detenere più alcun apparecchio fornendone adeguata comunicazione (ad es. per furto o incendio)
◾Il contribuente intende disdettare l’abbonamento senza cedere ad altri gli apparecchi ◾ Il contribuente se si trasferisce in casa di riposo deve cedere l'apparecchio all'istituto ◾ Se avviene il decesso del contribuente l'abbonamento viene trasferito agli eredi
PREMESSO TUTTO CIO'
Ricordiamo che si tratta di un contributo obbligatorio, dovuto da ciascun cittadino all' Agenzia delle Entrate, il canone va pagato indipendentemente dall'uso che si fa del televisore, dal fatto che lo stesso risulti non funzionante oppure dal fatto che abbiate deciso di non vedere i canali Rai.
Pertanto se non volete che vi venga notificata dall'Agenzia delle Entrate una cartella esattoriale per omesso pagamento del tributo, DISDETTATELO !!!!!
Ricordate che se volete essere dispensati dal pagamento del canone dal 1 gennaio, dovete comunicarne la disdetta entro il 31 dicembre dell'anno precedente.

Per non pagare il canone Rai legalmente è sufficiente effettuare la disdetta al servizio, che sarà possibile in caso di rottamazione o suggellamento del televisore.
Non pagare il canone Rai per rottamazione: è necessario essere in possesso di atto notorio del televisore da inviarsi, in allegato alla disdetta
Non pagare il canone Rai per suggellamento: il suggellamento consiste nel rendere inutilizzabili i televisori attraverso l'opera della Guardia di Finanza
QUINDI
La disdetta con richiesta di suggellamento degli apparecchi, se presentata entro il 31 Dicembre, dispensa dal pagamento del canone dal primo gennaio dell’anno successivo.
Per richiedere il suggellamento del proprio televisore occorre innanzitutto effettuare un vaglia a favore dell’Agenzia delle Entrate - S.A.T. Sportello Abbonamenti TV - Ufficio Torino 1 - c.p. 22 – 10121 Torino Vaglia e Risparmi, indicando nella causale "diritti per spese chiusura apparecchio televisivo, ruolo n. ...........", versando la somma di € 5,16
Dopo aver effettuato il vaglia:
spedire il modulo che vedete sotto mediante raccomandata A.R., all' indirizzo: Agenzia delle Entrate – Direzione Provinciale I di Torino – Ufficio territoriale di Torino 1 Sportello S.A.T. Casella postale 22 – 10121 Torino (To).
Conservare sempre una fotocopia fronte/retro della lettera di disdetta, più la ricevuta del vaglia per l’utente
A seguito della richiesta di suggellamento un dipendente dell'Agenzia delle Entrate SAT o un funzionario della Guardia di Finanza si recherà dall’abbonato, il quale dovrà mettere a disposizione dell'ispettore il suo apparecchio, che così verrà posto in un apposito involucro per renderlo inutilizzabile ( e dovrà avvisarvi del suo arrivo, NESSUNO è autorizzato ad entrare in casa vostra senza preavviso e vostro consenso)

COMUNQUE PER ORA NON ABBIAMO TESTIMONIANZE DI SUGGELAMENTO....


life:it

STORIA DELLA RESISTENZA FISCALE

        Resistenza Fiscale un pò di Storia 
                        #TIPAGOAMAGGIO 2015                    

La RESISTENZA FISCALE o PROTESTA FISCALE è un gesto di ribellione consistente nel rifiuto di pagare le tasse allo Stato. Tale gesto è spesso dovuto ad una forte opposizione a determinate politiche del governo, sia da un punto di vista civile che economico, oppure un'opposizione allo Stato in quanto istituzione in sé (gesto spesso attuato da movimenti anarchici). Molti resistenti fiscali storici sono stati dei pacifisti, oppure particolari movimenti religiosi, come i quaccheri.
Questa "tecnica" è stata spesso usata anche da movimenti e personaggi nonviolenti, come ad esempio Mahatma Gandhi e Martin Luther King.
Qualora praticata da un esteso numero di cittadini simultaneamente, ha l’effetto dirompente di colpire al cuore i VERI interessi di quei politicanti che operano secondo logiche del favoritismo personale e lobbistico, mettendo al tappeto in un sol colpo l’apparato statale di riscossione delle imposte, incapace di gestire un numero incalcolabile di pratiche di insolvenza.
                               STORIA
Il primo caso riconosciuto di resistenza fiscale avvenne nel I secolo a.C., quando degli zeloti residenti in Giudea si rifiutarono di pagare le tasse imposte dall'impero romano. I fomentatori di questa protesta fiscale vennero torturati ed uccisi, come testimoniato dalla stessa Bibbia. 

Guerra civile inglese
Tra il 1646 e il 1648 i cittadini di Londra si rifiutarono di pagare le tasse per opporsi all'occupazione del New Model Army.
Rivoluzione americana
La protesta fiscale forse più famosa della storia è quella che causò lo scoppio della rivoluzione americana e la successiva nascita degli Stati Uniti d'America. I coloni si rifiutarono in ogni modo di pagare le tasse alla Gran Bretagna (vedi Boston Tea Party). Proprio durante queste proteste nacque il celeberrimo motto No Taxiation Without Representation. Molte proteste fiscali continuarono anche ad indipendenza ottenuta. Per esempio, nel 1781 nello Stato del Connecticut erano previste entrate tributarie per $ 288.233, ma, a causa della resistenza fiscale, le entrate furono solamente $ 40.000.
Rivoluzione francese
Durante la rivoluzione francese vi fu una diffusa protesta fiscale, sia nei confronti della monarchia che del governo ad essa succeduto.
Protesta contro Carlo X di Francia
Quando Carlo X di Francia, nel 1829, aumentò le imposte aggirando il Parlamento, i liberali francesi (tra i quali Frédéric Bastiat) organizzarono la cosiddetta Breton Association, attraverso la quale praticarono e pubblicizzarono la resistenza fiscale in tutta Francia, soprattutto a Parigi.
Protesta contro la guerra messicano-statunitense
Una delle resistenze fiscali più famose fu quella compiuta dal famoso filosofo americano Henry David Thoreau che, nel 1846, si rifiutò di pagare le tasse come protesta nei confronti del Fugitive Slave Law e della guerra messicano-statunitense. "Se mille uomini non pagassero quest'anno le tasse, ciò non sarebbe una misura tanto violenta e sanguinaria quanto lo sarebbe pagarle." (H.D.Thoreau)
Prima guerra mondiale
Durante la prima guerra mondiale in tutte le nazioni partecipanti, e in special modo negli Stati Uniti, ci fu un forte sentimento contrario alla guerra, tale da portare molti ad evadere le tasse per non finanziare le spese belliche.
Samoa americane
Nel 1927, il Committee of the Samoan League organizzò una resistenza fiscale di massa per protestare contro la colonizzazione statunitense delle isole Samoa.
Indipendenza indianaIndipendenza indiana
La campagna del Mahatma Gandhi per l'indipendenza dell'India ebbe uno dei suoi punti chiavi in una protesta fiscale nei confronti degli occupanti britannici. Tale resistenza ebbe il suo culmine nel 1930, con la famosa marcia attraverso l'India di Gandhi."Rifiutarsi di pagare le tasse è uno dei metodi più rapidi per sconfiggere un governo"(M.Ghandi)
Grande depressione
Durante tutti gli anni trenta, negli Stati Uniti, si formarono varie associazioni di contribuenti aventi come scopo la protesta fiscale nei confronti delle elevate tasse imposte sulla proprietà. La più famosa di queste associazioni fu l'Association of Real Estate Taxpayers.
Seconda guerra mondiale
Un po' come successe per la prima, anche durante la seconda guerra mondiale ci fu una diffusa protesta fiscale scaturita dalla contrarietà per la guerra in atto. In particolar modo tale protesta venne molto attuata dai cosiddetti cristiani anarchici.
Guerra del Vietnam
Negli inizi del 1968, 448 editori e giornalisti scrissero una lettera sul New York Post dove esprimevano il loro aperto dissenso alla guerra in Vietnam e annunciavano la loro protesta fiscale.Nel 1970 cinque docenti della Harvard University e nove membri del Massachusetts Institute of Technology, tra i quali i Nobel Salvador Luria e George Wald, annunciarono la loro protesta fiscale.Nel 1972 fu invece il senatore democratico Philip Hart ad iniziare uno sciopero fiscale contro la guerra vietnamita.
Beit Sahour
Tra il 1988 e il 1989, durante la prima Intifada, i palestinesi della città di Beit Sahour fecero una protesta fiscale nei confronti di Israele. Il risultato di tale protesta fu un assedio che durò per 45 giorni.
ARGOMENTI PRO RESISTENZE FISCALE
I resistenti fiscali hanno utilizzato diversi argomenti a favore della propria lotta, tra i quali: 
1.Il governo esercita un'oppressione fiscale tale da rendere schiavi i contribuenti.
2.Il governo attua politiche ritenute immorali, se non criminali, come guerre o pena di morte.
3.Il governo non è legittimato.
4.Il governo attua un regime di corruzione e malaffare.
5.Il governo è inefficiente e malfunzionante.
6.Contrarietà verso la natura coercitiva dello Stato.
7.Mancanza di rappresentanza (no taxation without representation).
Relativamente all’attuale emergente situazione italiana, non possiamo fare a meno di rilevare che TUTTE queste condizioni sono purtroppo contemporaneamente verificate. Più in dettaglio:
• la condizione 1. è notoriamente vera, essendo l’Italia un paese tristemente famoso in Europa per la sua pressione fiscale da record (www.ilsole24ore.com/pressione-fiscale-italia-record ) che sta trasformando il lavoro da diritto a schiavitù;
• la condizione 2. giustifica una sorta di “obiezione di coscienza fiscale”: se parte delle finanze pubbliche viene dilapidata in guerre inutili (come quella in Afghanistan, vedi www.alessandrodibattista.it/27-ragioni-per-tornare-dallafghanistan/), allora partecipare alla spesa pubblica significa anche contribuire in parte alla guerra, indipendentemente dalla propria posizione morale in merito: sottrarre fondi alla guerra dovrebbe essere pertanto ammesso dallo Stato come diritto inalienabile, tanto quanto il già riconosciuto rifiuto di prestare il servizio di leva militare;
• le condizioni 3. e 6. sono oggi protagoniste della cronaca, dopo che la recente sentenza della Corte Costituzionale (www.ilfattoquotidiano.it/porcellum-bocciato-dalla-consulta/) ha sancito di fatto che l’attuale composizione del Parlamento non rispecchia l’esito elettorale e pertanto, nè lo stesso Parlamento nè gli organi istituzionali da esso eletti e/o nominati (il Governo e il Presidente della Repubblica) possono essere considerati legittimi delegati ad agire in nome e per conto del sovrano Popolo Italiano;
• alla condizione 4. è stato tolto di recente il velo all’interno della stessa aula parlamentare (tv.ilfattoquotidiano.it/ecco- nome-del-lobbista-che-vi-controlla/): il caso del lobbista Tivelli è solo l’ultimo in ordine cronologico, dopo le pressioni di Ligresti sul Ministro Cancellieri o quella dell’ENI su Alfano riguardo al caso Shalabayeva; in aggiunta, vanno altresì considerati gli ancor più gravi rapporti d’appartenenza, filiazione e favoritismo verso le società segrete e i vari club d’élite (Bilderberg, Aspen Institute, ecc.);
• la condizione 5. è stata dettagliatamente denunciata in questo intervento della senatrice Paola Taverna che dipinge egregiamente la palese inefficenza del governo Letta nei primi 7 mesi del suo operato: www.youtube.com/taverna-un- minuto-di-vergogna/.
Vista e dimostrata la gravità della situazione, mai come ora il popolo italiano è chiamato a far sentire la propria voce sovrana per ripristinare la legittimità della pretesa fiscale dello Stato. Parafrasando il presidente Thomas Jefferson, le vere rivoluzioni non possono attuarsi se non quando i concetti di legalità, giustizia e legittimità vengano rielaborati, ridefiniti e ricollocati dalla nuova coscienza collettiva in un quadro di VERA e REALE equità.
(Fonte LIFE.IT - 9DIC Veneto )

martedì 29 aprile 2014

Imposte sulla compravendita immobiliare 2014


Le imposte sulla compravendita immobiliare.





Curiosando tra le pagine di Facebook, tra i professionisti ho trovato la pagina del Notaio Paolo Tonalini con articoli postati molto interessanti.
Uno di questi illustrava in modo esaustivo le imposte sulla compravendita immobiliare a partire da Gennaio 2014.
Allego il link per ogni utile informazione.

http://www.tonalini.it/resources/pdf/Imposte-compravendita-Tabella2014.pdf


Fonte: Notaio Paolo Tonalini






lunedì 21 aprile 2014

 LA SVALUTAZIONE SPIEGATA A UN  TESTONE.   Di Alessandro Greco.

 Caro  
Sono un aspirante scrittore e ti ringrazio per le lezioni di Italiano che hai messo a disposizione nei tuoi libri.
Le ricambio con lezioni di macroeconomia spicciola sui cambi delle valute.
Titolo: LA SVALUTAZIONE SPIEGATA A UN TESTONE.
Pronto? Via. 
Ci sono due Paesi: Italia e Germania.
Ognuno ha la sua economia e la sua valuta. Producono più o meno le stesse cose, ogni tanto un tedesco va a Rimini ogni tanto un Italiano a Berlino. Gli italiani comprano italiano i tedeschi tedesco. 
I tedeschi producono un sacco di cose, gli italiani pure. In alcune i tedeschi son più bravi, in altre siamo più bravi noi.
Se un italiano vuole acquistare un prodotto tedesco deve prima acquistare la valuta tedesca. Viceversa per il tedesco. Ok?
Se un prodotto tedesco è molto richiesto in Italia, per la famosa legge domanda/offerta la valuta tedesca "si apprezza".quella italiana quindi "si svaluta". Il prodotto tedesco sale di prezzo e quindi meno italiani cominciano a comprarlo. La conseguenza è il riequilibrio del cambio. 
Si chiama mercato e più o meno da sempre funziona così. (Se lo si lascia fare). Diciamo per semplificare che Italia e Germania hanno un cambio in equilibrio. 1 £ira vale 1 Marco.equilibrio dovuto al fatto che (sempre semplificando) l'Italia importa dalla Germania tanto quanto la stessa importa da noiun giorno però Italiani e Tedeschi decidono (si fa per dire eh? Per noi hanno deciso altri) di usare la stessa valuta: l'€ , il cambio però viene fissato in modo tale per cui con una Lira non si compra più 1 Marco, ma 2. L'italiano è felicissimo! Tutto quello che viene prodotto in Germania (ricordi? Produciamo +o- le stesse cose) costa la metà. Vacanze, auto, TUTTO!l'italiano è felicissimo! Con la moneta "Forte" che ci protegge compra i prodotti dalla vicina Germania a metà prezzo!
Solo che, come dice il buon i prodotti fatti all'estero hanno un 'difetto': "sono prodotti all'estero".
E va beh, ma sono buoni? Come no! Sono ottimi. Come i nostri, ma costano la metà. Sai che succede però, caro Beppone mio? Succede che se tanti italiani domandano tanti prodotti tedeschi significa che domandano tanta valuta tedesca e quindi...la valuta tedesca si dovrebbe "rivalutare" e quella italiana dovrebbe "svalutare" riportando in equilibrio le cose. Ma? Ma?
Ma ciò NON avviene perché ricordi? Abbiamo (hanno) fissato il cambio 1£ira = 2Marchi = 1€. Che figata la moneta "forte" eh?e allora sai che succede caro Beppe? Che tutti comprano tedesco perché conviene e in Italia le aziende chiudono. Non solo!
I tedeschi aprono negozi in Italia per venderci le loro cose e ci prestano pure i soldi per acquistarli! Non è una figata?
Sì. È una figata. Per loro.  
Non potendo il "mercato" (la famosa domanda/offerta) riequilibrare le cose agendo sulle valute sai che si fa? Si riproduce artificialmente una svalutazione della moneta tagliando... Indovina? I salari Beppe! I salari!

Si tagliano gli stipendi agli operai affinché il prezzo dei prodotti italiani torni competitivo con i tedeschi. Che figata!
 Guarda un po' gli effetti del cambio fisso tra Italia e Germania, Beppone mio..
Ora mi fermo. Se hai dubbi chiedi a Merkel che vorresti come Baby Sitter. Ti saprà guidare come guida e manovra il buon Matteo Renzi.








martedì 1 aprile 2014

STRESS TEST ALLE BANCHE ITALIANE..!!

Stress test alle banche dell'area euro.................. ma per l'Italia la banca di riferimento è "Alberobello"..!!?

www.ft.com/cms/s/0/1af64296-a2f7-11e3-ba21-00144feab7de.html#axzz2xfEOG9TY

Penso che la situazione sia più complessa .... e leggermente diversa .

Il Financial Times non è mai stato molto gentile con l'Italia ma questo articolo è davvero negativo, scorretto mentre io non credo che la situazione sia così disastrosa.
Il fatto che FT si allacci costantemente ad Alberobello è una prova ulteriore della loro malafede : BCC Alberobello è una banca con un capitale sociale di Eur 500milioni e 11 filiali nel profondo sud Italia.
È questo l'istituto più rappresentativo del sistema bancario italiano ?
Vale la pena di menzionarla ripetutamente in un giornale economico " blasonato " e importante come il FT ? NO.
E 'davvero ingiusto e impreciso . Il sistema bancario italiano ha un sacco di problemi, è vero :
Redditività ( l'economia sta soffrendo ) , la stabilità politica , la necessità di consolidamento , la governance,tuttavia, non è messo così male come indicato nell'articolo.
Ad esempio , il sistema bancario italiano non ha chiesto alcun sostegno ( solo poche e limitate eccezioni ) , mentre gli altri sistemi in Europa sono stati pubblicamente sostenuti.
Citiamo per esempio la Germania, considerato il sistema più forte in Europa:
Su 11 gruppi che hanno richiesto aiuti in Germania , 7 erano tra i primi 10 gruppi Tedeschi .
Hypo Real Estate Group e Westdeutsched Landesbank hanno ottenuto aiuti per 350 miliardi ed il programma di sostegno pubblico ( Soffin ) è poi intervenuto con altri Eur 480miliardi .
Lo Stato possiede il 25 % di Commerzbank ( 16,2 miliardi ) .
La più "discussa " in Italia è stata MPS , che è ancora al 100 % privata ....
La virtuosa Germania ha utilizzato il 10% del PIL ( impegnadone quasi il 25 % ) ,
mentre l'Italia meno dell'1 % già rimborsati.
In termini di governance e di " granularità " , è vero che l'Italia deve consolidare , ma in Germania ci sono ancora 3.000 Landesbank e Sparkassen ,legate più a " influenze politiche (amministrazioni locali) " che industriali .
L' Uk ha reso disponibile Eur 873miliardi, di cui 300 miliardi già utilizzati ed RBS è controllata per l' 84 % dallo Stato.
Riguardo la “ banca cattiva”, in Italia nessuno sta pensando a una bad bank pubblica , ai fini del debito pubblico .
Ciò che le banche italiane stanno studiando è la separazione di una bad bank , senza alcun intervento pubblico . Il FT è stato molto impreciso .....
Credo che la ragione - e la tempistica – nel rilasciare questo articolo non sia per " informazioni pubbliche". Vi è una forte pressione politica ( e finanziaria ) in Italia .
E ' troppo facile attaccare l'Italia , grazie all'instabilità politica , l'enorme debito ( ... più lunga è la leva , più è facile per sollevare il peso.. ) .
Ma non è corretto se non distinguiamo ciò che è il vero problema e ciò che è "rumore" .
Mi chiedo perché, se l'articolo sta dicendo la verità, USA- UK ( ma direi tutti in generale , tra cui UBS , che ha partecipazioni importanti in banche italiane ... Banco Popolare , BPM, Blackrock stanno aumentando le loro partecipazioni nelle società Italiane?
 In costante aumento.?
5 % di Intesa , Unicredit 5 % , MPS 8,5 % , 2,85 % Generali , 2,73 % ENI , 4,94 % UBI , 3,54 % Banco Popolare , ecc ) JPM , Citi , ecc stanno aggressivamente investendo, aumentando la loro esposizione verso l'Italia .
Voci di corridoio confermano che hanno un sacco di pressione per aumentare l'esposizione in Italia .
Corriamo il rischio di cadere in una trappola .....o al contrario , dovremmo aprire gli occhi e investire in Italia !??



lunedì 31 marzo 2014

Flat Hunter: chi è questa figura misteriosa?








FLAT HUNTER: chi è questa figura misteriosa?





Nella nostra lingua la traduzione più appropriata risulta essere “cacciatore di case o di appartamenti”. 
Ma  chi è questa figura sconosciuta? 
E’ un consulente di parte che assiste nelle transazioni immobiliari soltanto il Compratore, persegue gli interessi di quest’ultimo ed  è pagato solamente da costui.
Fiscalmente e giuridicamente è un agente immobiliare a tutti gli effetti  ma se ne differenzia poiché non si pone come il “superpartes” che mette in contatto Venditore e Compratore, ma al contrario come una figura che  si schiera professionalmente dalla parte  di chi deve comprare una casa mettendogli a disposizione servizi, abilità e capacità finalizzate unicamente ai suoi scopi. 
Il lavoro del Flat Hunter si compone principalmente di due fasi: La Ricerca e L'Acquisto.
1) LA RICERCA: punto fondamentale di un agente immobiliare ma mirata essenzialmente alle richieste del Compratore,  Zona, tipo di palazzo, servizi, contesto, piano, orientamento rispetto ai punti cardinali, dimensioni, disposizione dei vani, accessori, pertinenze, stato d’uso ecc. Ogni Compratore per trovare la casa dei suoi sogni ha le proprie esigenze che oltre ai gusti personali, alle esigenze familiari e lavorative devono necessariamente andare d'accordo con il Suo budget. Di conseguenza il compito del Cacciatore di Case è esaudire pienamente tutte le richieste e liberarlo dall’enorme problema di farlo personalmente, sollevandolo cosi`da una infinita ricerca tra internet e telefono. Chiaramente deve  conoscere perfettamente il mercato immobiliare nel quale inizierà  la sua ricerca, perché  dovrà fare da moderatore tra le  aspettative eccessive dei compratori e il riscontro pratico a quanto richiesto, Quindi rilevate in maniera più che analitica le esigenze abitative studia un piano marketing operativo e lo mette in atto. L’obiettivo è selezionare  immobili coerenti con le esigenze del Compratore e la strategia è stimolare il mercato attraverso il piano marketing. A quel punto visiterà personalmente gli immobili selezionati e sottoporrà solo quei pochi  che rispettano tutti i punti essenziali della ricerca. Probabilmente il Cacciatore di Case dovrà analizzare uno svariato numero di case e fare sopralluoghi solamente in poche e una volta individuata quella giusta inizia la fase 2. 
2) L’ACQUISTO: a questo punto,grazie anche alla consulenza di altri professionisti, si effettuano tutte le ricerche relative alla regolarità catastale, urbanistica, edilizia, conformità degli impianti alle leggi vigenti, analisi del condominio riguardo le spese fatte, previste e alla regolarità dei pagamenti, analisi degli eventuali costi di ristrutturazione, predisposizione planimetrie e rendering, computi metrici e preventivi di ditte specializzate ecc.  Ogni dato emerso verrà poi adeguatamente valutato dal Cacciatore di Case ed utilizzato per porre in essere una trattativa che si sostanzierà infine in un accordo scritto che oltre ad essere vantaggioso a livello economico, dovrà essere anche “sicuro” quanto a contenuti contrattuali. 
Ne emerge quindi almeno per l'Italia un diversità dal ruolo dell'agente immobiliare tradizionale.
La figura del Flat Hunter nasce negli anni ‘’90 negli USA, affermandosi in Canada, Regno Unito e  soprattutto in Francia ed in Spagna. 
In Italia è una professione che esiste già da qualche anno, ma è adesso che si sta diffondendo velocemente, grazie o per colpa di una grave crisi del mercato dell’intermediazione immobiliare e all'impazzare di programmi televisivi.  
Oggi il compratore è molto esigente e preparato e il Cacciatore di case risponde a queste necessità…   

Natascia Nesci




Fonte:DesiderataDomus

mercoledì 26 febbraio 2014

Ripresa compravendite nel primo semestre 2014






Il mercato delle case torna a dare segnali di vita? Le previsioni sul numero di compravendite nel I trimestre 2014 dicono di sì, con un +2% di scambi rispetto allo scorso anno.

Analizzando la situazione nei Comuni capoluogo, la crescita sarà anche maggiore: +4% rispetto al primo trimestre del 2013.

La stima arriva dal centro studi del gruppo Toscano, che ha già raccolto indicazioni positive sui primi due mesi dell'anno.

Il 2013 si è concluso ancora in diminuzione con 411mila transazioni a livello nazionale.

Tale diminuzione, che nel I semestre 2013 era arrivata a -11,6%, è stata contenuta da un secondo semestre in parziale recupero sul primo, con un -7,3% complessivo.

Il tempi medi di vendita – a fare il punto è sempre Toscano - sono progressivamente aumentati: da una media di 120 giorni del 2006 ai 166 del 2013.

Nei capoluoghi di provincia bastano 160 giorni per vendere un immobile, mentre nel resto della provincia 174 giorni. Il dato migliora nelle grandi città: bastano 156 giorni per concludere la transazione immobiliare.

I tempi più bassi si registrano a Verona e Napoli (rispettivamente con 120 e 131 giorni). I peggiori a Bologna e Catania (192 e 183 giorni).

I prezzi anche nel 2013 sono calati, ma meno rispetto al 2012. Nel 2012 la diminuzione delle quotazioni era stata nei comuni capoluogo del -8.4% rispetto al 2011 e nelle grandi città addirittura del -10%.

Il calo complessivo del 2013 dei comuni capoluogo è del -4,8% e nelle grandi città del -4,1%.

Il taglio maggiormente venduto nel 2013 è il trilocale, a differenza del 2012, quando il taglio preferito rimaneva il quadrilocale.



Fonte: Monitorimmobiliare

giovedì 20 febbraio 2014

Neo associazione no profit "Salviamo gli italiani"

ASSOCIAZIONE "SALVIAMO GLI ITALIANI"


Il giorno 12 Febbraio è nata l'associazione no profit "Salviamo gli italiani", avente come missione principale porre un freno alla catena di suicidi in Italia, schierandosi attivamente a difesa del cittadino da tutte le vessazioni perpetrate dagli istituti di credito e dalle istituzioni.
Inutile fare la cernita di quelli che si tolgono la vita....siamo quasi a 90 dall'inizio dell'anno!
L'associazione si pone come un argine al quale appigliarsi per non perdere la speranza. E non è solo un argine psicologico, ma reale, fatto di donne e uomini che si mettono in gioco per proteggere nel vero senso del termine gli italiani in difficoltà, affinchè nessuno debba piü morire perchè non ha i soldi per pagare le tasse.
Di conseguenza tramite avvocati, commercialisti ed esperti tributari l'Associazione si pone due obbiettivi principali:
- Offrire direttamente assistenza gratuita, fatte salve le spese vive, in ambito legale-tributario e comunque inerente le incombenze che possono essere legate a Stato, anche banche e tutti quegli enti che rappresentano oggetto di vessazione nei confronti dei cittadini.
- Promuovere degli esposti che operino in ambito pubblico, ed altre iniziative quali ad esempio la disobbedienza fiscale tipagoamaggio, dove non ci si rivolge alla singola famiglia o al singolo cittadino, ma alla collettività, per far capire allo Stato che non ce la facciamo piü.
I 7 membri fondatori dell'Associazione "Salviamo gli italiani" sono: Magdi Cristiano Allam, europarlamentare Presidente; Tommaso Monfeli, avvocato Vice-Presidente; Antonello Cattelan, commercialista Tesoriere; Rossella Fidanza, imprenditrice Segretario; Marco Mori, avvocato; Paola Lanza, avvocato; Marco Leone, imprenditore. 

martedì 18 febbraio 2014

LE COLLINE DELLE LANGHE E DEL MONFERRATO CANDIDATE A DIVENTARE PATRIMONIO UNESCO


LE COLLINE DELLE LANGHE E DEL MONFERRATO CANDIDATE A DIVENTARE PATRIMONIO UNESCO

Giornata piemontese per il ministro alle Politiche Agricole, Nunzia De Girolamo, che  ha fatto tappa ad Alba per fare il punto sulla candidatura Unesco dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato.
Ad accogliere il Ministro, presso l’Ente del Turismo Langhe e Roero, l’assessore regionale al Turismo Alberto Cirio, insieme all’assessore regionale agli Enti Locali Riccardo Molinari, il presidente dell’Associazione per la candidatura Unesco, Roberto Cerrato, i rappresentanti delle Province di Cuneo, Asti e Alessandria, del Comune di Alba e delle altre istituzioni locali, nonché del comparto enologico e turistico e di SiTI, l’Ist. superiore sui sistemi territoriali per l’innovazione del Politecnico di Torino, che ha curato il dossier di candidatura.
“Ringraziamo il Governo italiano per l’attenzione che da sempre dedica alla nostra candidatura, presentata come unica a livello nazionale per il 2014 – ha sottolineato l’assessore Cirio – Abbiamo la possibilità di diventare il 50° sito Unesco del nostro Paese e di entrare a far parte del registro dei luoghi e delle opere più straordinarie al mondo, accanto alle Piramidi e alla Muraglia cinese. Un’occasione enorme se pensiamo che, nei dieci anni successivi al conseguimento del titolo, i siti Unesco registrano una crescita del turismo locale da tre a sei volte. Siamo, ormai, in dirittura d’arrivo ed è importante fare sistema tutti insieme per raggiungere l’obiettivo”.
“Ho chiesto questo incontro, oggi ad Alba, perché impegni istituzionali non mi hanno consentito di accogliere un invito del territorio nelle scorse settimane – ha voluto sottolineare il ministro De Girolamo – Quello della candidatura Unesco delle colline del Piemonte è un tema che mi sta molto a cuore e ne parlerò, al mio ritorno a Roma, al ministro del Turismo Bray per fare squadra in modo bipartisan, perché iniziative come questa non hanno colori, se non quelli della bandiera italiana”.
Sei le aree cuore della candidatura piemontese: la Langa del Barolo, le Colline del Barbaresco, il Castello di Grinzane, Canelli e l’Asti Spumante, Nizza Monferrato e la Barbera, il Monferrato degli infernot, oltre a una buffer zone, cioè una zona “tampone”, che sommata alle altre coinvolge circa 150 comuni.
“Dentro il nostro dossier di candidatura c’è tutta la storia, ma anche il futuro di queste colline – ha sottolineato Roberto Cerrato, presidente dell’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato – Un progetto di grande importanza che rappresenta un’occasione unica di sviluppo economico e turistico, in cui fondamentale sarà, soprattutto, il modo di gestire e preservare il sito una volta ottenuto, come tutti ci auguriamo, il titolo Unesco”.
Nel mondo ci sono già sette paesaggi vitivinicoli riconosciuti Patrimonio Unesco (Pico Island e Alto Douro in Portogallo, Tokaj in Ungheria, Saint Èmilion in Francia, Wachau in Austria, Lavaux in Svizzera e Dubrovnik in Croazia), l’ottavo ci si augura possano diventarlo, il prossimo anno, i paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato.
Se così sarà, il Piemonte intende diventarne il punto di riferimento, con un Forum annuale durante il quale tutti i luoghi del vino Patrimonio dell’Umanità si possano incontrare, per confrontarsi e parlare di strategie future.
Un’idea particolarmente piaciuta al ministro De Girolamo che l’ha accolta e rilanciata, proponendo di inaugurare il Forum in occasione dell’Expo 2015, all’interno del Padiglione del Vino.
“Questa terra è una delle espressioni più importanti della cultura vitivinicola e desidero sia una protagonista anche dentro il Padiglione del Vino dell’Expo 2015 – ha commentato il Ministro – Organizzare il primo appuntamento del Forum proprio all’interno di quel Padiglione sarebbe una grande occasione per far incontrare e dialogare le culture del vino del mondo, sempre nel segno del rispetto della biodiversità.”
L’idea di una candidatura a Patrimonio dell’Umanità delle colline piemontesi è nata nel 2003, partendo dalle celebri Cattedrali sotterranee di Canelli, dove è nato nell’Ottocento il primo spumante italiano: da allora il progetto si è allargato abbracciando i paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato.
Nel 2011 il dossier di candidatura è stato ufficialmente presentato a Parigi.
Nel 2012 l’Unesco ha chiesto di rivederne alcuni aspetti e ha rimandato la decisione finale al 2014: il responso è atteso a giugno in Qatar, dove il World Heritage Committee si riunirà per la seduta annuale in cui si decidono i nuovi siti da iscrivere nel registro Unesco (generalmente circa una trentina, nei vari ambiti naturalistico, culturale e ambientale). Nell’autunno di quest’anno, invece, è attesa l’ultima ispezione sulle colline di Langhe-Roero e Monferrato.
Si tratterebbe del 50° sito Unesco in Italia, il 3° in Piemonte accanto alle Residenze Reali (iscritte nel 1997) e ai Sacri Monti (dal 2003).
Fonte: Alessandria.it

Quattro italiani su dieci non hanno mai usato internet e pc.



Quattro italiani su dieci
non hanno mai usato internet e pc

Peggio di noi in Europa solo Grecia, Bulgaria e Romania.
E intanto aumenta il tempo passato davanti alla tv

Su 100 italiani, 37 sono completamente tagliati fuori dalle tecnologie digitali: non hanno mai navigato su internet né acceso un computer. La media Ue è del 20 per cento, ma tra i Paesi virtuosi la Svezia si aggiudica il primo posto con il 3 per cento appena di persone escluse dalla tecnologia.  
Tra i Paesi europei, dopo l’Italia ci sono solo Grecia e Bulgaria (entrambe con il 41 per cento) e Romania (43 per cento). Lo scenario, basato su rilevazioni Eurostat del 2012, emerge dalla decima edizione speciale dell’Annuario Scienza Tecnologia e Società 2014 di Observa Science in Society, curato da Massimiano Bucchi dell’Università di Trento e Barbara Saracino dell’Università di Firenze (ed. Il Mulino). Dal rapporto, presentato oggi a Torino, si ricava anche che gli italiani sono fra i più accaniti appassionati di tv: con il passaggio da 3,8 a 4,2 ore di consumo televisivo giornaliero, si aggiudicano il quinto posto fra i Paesi Ocse. 

La curatrice del volume, Barbara Saracino, osserva che questi dati «fanno emergere un’Italia che solo in una fascia specifica della popolazione, cioè i giovani under 40, accede alle nuove tecnologie, mentre registra un gap tecnologico ancora forte nelle fasce di età fra i 45-60 anni». Un gap che «vede le donne maggiormente `tecnoescluse´ degli uomini». Le donne, è l’analisi di Saracino, «usano meno le nuove tecnologie sia per la differente condizione occupazionale, cioè hanno un accesso inferiore al mondo del lavoro dove tipicamente si usano internet e pc, sia per il tipo di attività svolta, spesso lontana dalle tecnologie digitali».  

Sempre secondo il rapporto, sul fronte della produzione scientifica l’Italia difende l’ottavo posto nel mondo per articoli pubblicati e il quarto in Ue per l’assegnazione di fondi europei, ma deve fare i conti con il fatto che i suoi ricercatori sono pochi (4,3 ogni mille occupati, contro la media europea di 7) e tra i più anziani (è ultima in Europa con il 12,1 per cento di ricercatori con meno di 40 anni, contro il 49 per cento della Germania, il 40 per cento della Polonia e il 35 per cento del Portogallo).  

Fonte: La Stampa

lunedì 3 febbraio 2014

LE BANCHE IN EUROZONA TORNANO A DARE MUTUI

LE BANCHE IN EUROZONA TORNANO A DARE MUTUI


Gli istituti di credito europei stanno iniziando ad allentate i cordoni della borsa per riprendere a finanziare chi vuole comprare casa.

Il barometro del credito bancario, raccolto nell'indagine a cadenza trimestrale Bank Lending Survey targata Bce, segnala infatti che si sta restringendo il gruppo di istituti che riferiscono inasprimenti nella concessione di mutui.

In pratica ora sono più gli sportelli che hanno introdotto ammorbidimenti dei parametri per l'erogazione di prestiti.

Nell'ultimo trimestre del 2013 la quota delle banche da cui è difficile farsi finanziare è anzi diventata negativa, meno 1%, dal +3% del trimestre precedente.

Per il credito al consumo, la quota netta di banche che ha riportato inasprimenti è rimasta invariata al 2%.

Miglioramenti anche sul fronte del credito alle imprese, dove lo stesso parametro banche/criteri stingenti di prestito liquidità è sceso al 2%, dal 5% dei tre mesi precedenti.

I dati, che arrivano da un sondaggio condotto dalla Bce tra il 13 dicembre dello scorso anno e il 9 gennaio di quest'anno presso 133 istituti, gettano anche una luce positiva sui prossimi mesi.

Le banche interpellate prevedono infatti che l'inasprimento scenda ancora nel primo trimestre di quest'anno, lasciando spazio ad una leggera ripresa della domanda di credito nel primo trimestre di quest'anno.

Il trend generale europeo sembra, fra l'altro, trovare echi anche nel nostro mercato del credito, dove iniziano a vedersi i primi segnali di sgelo.

Troppo presto però per stappare lo spumante, perché sempre la Bce, nel rapporto mensile del credito effettivamente erogato, ha diffuso i dati allarmistici, mostrando che nel finale del 2013 le flessioni che vanno avanti da mesi sono proseguite.

Resta poi l'incognita sulla sorte della riforma, appena varata dall'Unione europea,  con le nuove norme per chi chiede un mutuo per la casa, dove i Paesi membri hanno tempo fino al 2015 per recepire la direttiva.

Fonte: Monitorimmobiliare

giovedì 16 gennaio 2014

Gli italiani scoprono i prestiti per ristrutturare casa

Gli italiani scoprono i prestiti per ristrutturare casa: +5% in sei mesi 






Le detrazioni fiscali per rimettere in sesto la casa stanno danno una mano al mercato dei mutui, dove le domande per questa tipologia specifica di finanziamenti sono cresciute di cinque punti percentuali in sei mesi, arrivando a “pesare” il 7,6% del totale (contro il 2,6% nel primo semestre del 2013).

La tendenza in atto è stata ha scoperto dall'Ufficio studi del portale Mutui.it, in collaborazione con Facile.it, che ha analizzato le domande e le erogazioni concesse nel periodo tra luglio e dicembre 2013, scoprendo una serie di dettagli che permettono di inquadrare meglio il fenomeno.

La cifra media ottenuta per un mutuo per una ristrutturazione, ad esempio, è stata di 72mila euro, inferiore del 7% rispetto a quanto (78mila euro) gli italiani avevano richiesto nel semestre precedente.

A prevalere sono finanziamenti a tasso di interesse variabile (puro o con cap), preferito dalla maggioranza degli italiani che richiedono questo finanziamento (58%).

Il tasso fisso, invece, si ferma al 37%.

L'eta media dei richiedenti è 44 anni (ma ben oltre il 15% del totale delle richieste di finanziamento arrivano da pensionati).

La durata del mutuo è circa 15 anni.

Uno sguardo anche sulla geografia dei prestiti rivela che le regioni in cui questa tipologia di mutuo rappresenta una fetta più alta della media dei finanziamenti richiesti, arrivando a superare il 10% del totale dei mutui, sono Campania, Toscana e Trentino Alto Adige.

Per quanto riguarda invece gli importi, le Regioni da dove arrivano le richieste più cospicue sono le Marche (96mila euro), il Trentino Alto Adige (91mila euro) e il Veneto (87mila euro).

Mutui small, al contrario, in Umbria e Puglia.

“La conferma, anche per il 2014, delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie e per gli interventi di riqualificazione energetica sta offrendo una spinta al settore delle domande di finanziamento – spiega Lorenzo Bacca, responsabile della business unit Mutui dell’azienda –.

Occorrerà capire se anche il 2014 continuerà a mostrare questo interesse degli italiani verso le ristrutturazioni".


Fonte: Monitorimmobiliare