martedì 26 novembre 2013

RELAX TRA LE COLLINE DEL MONFERRATO....


RELAX TRA LE COLLINE DEL MONFERRATO.....

L’Alto Monferrato è una terra magica e affascinante: cosa vedere tra le colline, i vigneti, i castelli medievali, le città e i paesini caratteristici? In questa zona, famosa anche e forse soprattutto per i suoi ottimi vini, si possono ammirare moltissime bellezze paesaggistiche ed artistiche tra suggestivi paesi e dolci pendii, che in estate e primavera si colorano di giallo e verde, in inverno di bianco e in autunno delle sfumature del rosso e del marrone. Immergersi in questa terra dai romantici scorci naturali è un’esperienza sorprendente e rilassante allo stesso tempo, quando ci si lascia cullare dalle lente curve che portano da una città ad un paesino, mentre si ammira la natura circostante. L’Alto Monferrato è una terra di passaggio tra le montagne del Piemonte e il mare della Liguria, una terra collinare sul confine tra le due regioni, ricca di tradizioni e prodotti tipici.

Il “capoluogo” dell’Alto Monferrato è senza dubbio Acqui Terme, una vivace cittadina famosa appunto per le sorgenti di acqua termale che hanno dato vita ad antiche terme molto famose sul territorio; ma la città offre anche numerosi siti archeologici romani da visitare, e soprattutto il suo rinomato vino Moscato e Bracchetto. Una visita ad Acqui Terme è quindi all’insegna del relax e del benessere con un soggiorno alle terme, del buon vino e della cultura: niente di meglio per iniziare un itinerario che vi porterà a scoprire anche le bellezze di un’altra città dell’Alto Monferrato, Ovada. La città, con il suo bel centro storico, è circondata da alte colline sulle quali si trovano numerosi castelli medievali, che rendono il paesaggio ancora più suggestivo e romantico. Tra questi citiamo quelli di Orsara Bormida,TaglioloRocca GrimaldaTrisobbio e il Castello di Prasco, risalente al XII secolo e restaurato e modificato nel XV secolo; poco distante inoltre, sorge l’affascinante Giardino Botanico dei Mandorli.
Un’altra zona molto famosa e ricca di attrattive è quella di Novi Ligure e Gavi Ligure, località rinomate per il pregiato vino bianco e per l’industria dolciaria, il cui prodotto più famoso è ovviamente il cioccolato. Novi Ligure è inoltre famosa per aver dato i natali a Costante Girardengo, uno tra i più grandi ciclisti italiani di tutti i tempi, al quale è dedicato un museo che offre un tributo anche al grande Fausto Coppi. A Ponzano vale una visita il Castello di Salabue, molto importante dal punto di vista storico poichè al suo interno sono custoditi importanti documenti sia della Prima che della Seconda Guerra Mondiale, oltre ad epistolari di famosi generali come BadoglioDiazFoch eCadorna. L’Alto Monferrato, come in generale tutta la zona del Monferrato, che si estende anche nella provincia di Asti oltre che in quella di Alessandria, è una terra ideale da visitare nelle stagioni in cui la natura da il meglio di se con i colori estivi o autunnali, dato che ci avviciniamo a questa stagione, poichè regala panorami mozzafiato dai colori vivi e unici.

Fonte: viaggi.nanopress.it

giovedì 21 novembre 2013

"RENT TO BUY"

Vediamo una risposta del mercato alla crisi. Da qualche tempo si parla di "Rent to Buy" come nuovo strumento per agevolare la vendita di immobili, soprattutto nel caso in cui l'acquirente non riesce ad accedere al mutuo o perché deve vendere un precedente immobile.
Lo scopo del Rent to Buy non è realizzare una vendita a rate, ma predisporre un regolamento di interessi preparatorio alla vendita.
Il Rent to Buy si sostanzia in due contratti collegati:
1) Un preliminare trascritto, con un termine per la stipula del definitivo  che indicativamente è di tre anni, per concedere un tempo sufficiente perché l'acquirente si procuri la provvista, ma  non troppo lungo per non trasformare il Rent to Buy in una vendita a rate di lunga durata che non interessa al venditore.
Si sottolinea che non basta un semplice preliminare registrato, ma è necessario un preliminare notarile TRASCRITTO, perché solo la trascrizione può garantire il promissario acquirente di non perdere le somme versate prima della stipula del definitivo.
Infatti per legge il preliminare trascritto prevale su qualunque successiva iscrizione e trascrizione pregiudizievole, e il
Promissario acquirente ha privilegio fiscale sull'immobile per il recupero delle somme versate.
Queste garanzie non esistono nel caso di preliminare solo registrato.
2) un contratto di locazione standard, di durata pari a quella prevista dalla legge (4+4per abitazioni, 6+6 per uffici e negozi), con un canone annuale pari ad una percentuale del prezzo di vendita  (es. 5% per una vendita con prezzo di 200.000 euro).
È prevista una caparra per il preliminare, mentre per il contratto di locazione il "canone" è così suddiviso: metà come vero e proprio corrispettivo per la locazione, metà come deposito in acconto per l'acquisto, che si "converte" in penale in caso di inadempimento del contratto di locazione.
In questo modo,  quando l'immobile sarà acquistato, metà dei canoni di locazione verrà imputato a prezzo.
Questo costituisce una leva finanziaria interessante, perché tra caparra ed acconto prezzo il promissario acquirente si trova ad aver versato circa il 15% del prezzo di acquisto, oltre ad aver uno "storico" di buon pagatore che contribuisce all'accesso al mutuo.
Invece  in caso di inadempimento del contratto preliminare da parte del promissario acquirente, il venditore terrà la caparra e tutto il canone finora versato.
Inoltre, in caso di inadempimento del preliminare, è prevista una clausola per cui tutto il "canone" diventa tale (cioè non è più previsto che metà di esso sia acconto prezzo).
Con questi due contratti collegati si vuole trovare un sistema in cui, comunque vadano le cose, entrambe le parti abbiano comunque un vantaggio.
Naturalmente il contenuto del contratto va personalizzato ed adattato alle esigenze del caso concreto.
 Il notaio di fiducia potrà senz'altro aiutarvi nella confezione del miglior regolamento di interessi.

Fonte: http://www.terracina.biz/ultime/rent-to-buy.html

mercoledì 20 novembre 2013

Bocciata polizza obbligatoria calamità naturali, Confedilizia: Una tassa in meno 

Positiva la reazione di Confedilizia alla bocciatura in Senato di un emendamento alla legge di Stabilità sull'assicurazione obbligatoria contro le calamità naturali, che già diverse volte si era tentato di introdurre. 
 
“Bocciata al Senato (ancora) la polizza obbligatoria calamità naturali.
 
Una tassa in meno…” scrive in un tweet l'associazione.
 
I proprietari devono infatti già pagare un tributo per uno scopo analogo: “Confedilizia aveva segnalato che la proprietà immobiliare paga già (e per niente…) i Consorzi bonifica” ricorda il cinguettio. 


Fonte:monitorimmobiliare
Super tassa in arrivo per gli stranieri che comprano casa in Gran Bretagna



E' allo studio dell'esecutivo britannico una nuova tassa sugli investimenti degli stranieri nel settore immobiliare allo scopo di colpire la spirale dei prezzi nel residenziale.

A renderlo noto, in una conferenza stampa, è il vice primo ministro britannico, Nick Clegg.

Il picco nella domanda da parte di acquirenti stranieri (nel solo 2012 ammontano a 7 miliardi di sterline i capitali investiti da compratori d'oltremanica), soprattutto provenienti dall'Asia e dai paesi della zona euro, sta suscitando reazioni di preoccupazione circa il rischio di una bolla immobiliare.

Ed è un fenomeno che sta riducendo le opportunità di investimento nel mattone per molti cittadini britannici.

Clegg ha fatto sapere che il governo sta considerando l'ipotesi di dibattere la questione il giorno in cui il ministro delle Finanze George Osborne comparirà in Parlamento, il 5 dicembre, pur sottolineando che non ha ancora preso alcuna decisione in merito.

"Dobbiamo garantire che coloro che investono molti capitali in abitazioni nel centro di Londra paghino un quota equa per queste operazioni", ha detto Clegg, leader del partito liberal-democratico.

"Per questo motivo stiamo esaminando varie possibilità in riferimento alle plusvalenze ottenute" ha aggiunto.

Attualmente i cittadini britannici pagano una tassa del 28% per i benefici derivanti da qualsiasitransazione immobiliare, indipendentemente dalla loro residenza, mentre gli stranieri ne sono esenti.

Per i paperoni globali che considerano Londra una sorta di paradiso per i loro risparmi potrebbe significare la fine dell'eldorado.

Come riferisce il giornale britannico The Guardian per un investitore del Regno Unito che acquista un immobile per 1 milioni di sterline, e poi lo rivenda per cinque milioni, la tassa applicata è di 1,1 milioni. 


Fonte: monitorimmobiliare

sabato 16 novembre 2013

           SEDUTI SULLA POLVERIERA.


"Se uno stato non rappresenta più il suo popolo, e ignorando altezzosamente tutti i segnali d'allarme e di scontento che gli vengono lanciati, incurante della disperazione, procede in una direzione che è palesemente sbagliata, può accadere che quel popolo, per decenni sopito e sottomesso, trova un comune denominatore che abbatte di colpo barriere culturali socio-politico-ideologiche e lo rende unito nel perseguire un unico scopo."

Bene, a quanto pare, sta accadendo qui, in Italia, proprio ora.

E' sufficiente farsi un giro sui più comuni social network per rendersi conto di quanto tra il mese di novembre e quello di dicembre, ci sarà un ribollire di forme di protesta contro l'attuale governo, contro la politica dell'austerity imposta dalla troika e soprattutto contro una moneta che di fatto ha paralizzato tutta l'area Euro, ad eccezione della Germania.
Partendo dalla manifestazione #FIUMEINPIENA del 16 novembre, in Piazza Garibaldi a Napoli, si passa al "NO EURO DAY ", presso l'Hotel Dei Cavalieri a Milano il 23 novembre, per poi passare allo sciopero degli assistenti di volo previsto per il 3 dicembre.
Sempre a dicembre si succederanno quello dei TIR che dal 9 al 13 bloccherà di fatto la nazione come già in passato, e quello nazionale degli agricoltori detto"sciopero dei forconi" previsto sempre per il 9 dicembre.
UN MESE SENZA TASSE

Molte anche le manifestazioni antieuro e contro le politiche economiche imposte dall'europa nelle varie piazze delle principali città.

Ma tra tutti questi eventi, si inserisce una nuova e meno convenzionale forma di protesta.
E' lo sciopero fiscale "UN MESE SENZA TASSE", identificato dall'Hastag #tipagoamaggio che sta dilagando su Twitter.
Di fatto dal 28 di novembre fino al 28 dicembre non verrà versato nessun tipo di tassa.
Il pagamento di queste tasse verrà posticipato a maggio 2014, con l'intento di ottenere finalmente l'attenzione del governo verso la popolazione ormai ridotta allo stremo da una politica dissennata iniziata nel 2011 dal governo Monti e continuata dall'attuale governo Letta.

Apparso per la prima volta un mese fa, e letto in diretta TV su #lineatelenova, ha giorno dopo giorno raccolto il consenso di un numero sempre crescente di lavoratori dipendenti e autonomi, pensionati, disoccupati ecc.. fino ad arrivare alle centinaia di sostenitori che tra retwit e passaparola stanno rendendo virale  #tipagoamaggio .
A quanto pare anche gli Italiani, quando spinti all'esasperazione, sono in grado di superare le barriere ideologiche che da anni li dividono e ritrovarsi uniti sotto la propria bandiera..... La più bella del mondo.

martedì 12 novembre 2013

Tari, Tarsu, Imu, Tares o Trise? Unica certezza per gli italiani: gli aumenti record delle tariffe

Le tasse sui servizi continuano a cambiare, nel nome e nel calcolo dell’imposizione. Il risultato è un’inevitabile confusione. Unico comune multiplo: la stangata


Una stangata dietro l'altra, un salasso dietro l'altro. E i risparmi degli italiani si fanno sempre più esigui. A preoccupare sono anche le tariffe di luce, acqua e trasporti che, soprattutto quelle a controllo locale, continuano a correre all'impazzata.
Con un aumento record per l’acqua (+41,3%) e l’energia (+23,5%). Secondo uno studio portato avanti dall’ufficio economico della Confesercenti, tra il 2011 e l’estate 2013, "a fronte di un aumento dell’11,4% delle tariffe nazionali, quelle locali sono cresciute del 28,5%, trainate dall’aumento record dell’acqua potabile (+41,3%), dei trasporti (urbani +26,2% ed extraurbani +24,7%) e dei rifiuti solidi (+25,2%)

E un forte incremento c’è stato anche per le tariffe energetiche (+23,5%)". Aumenti a due cifre che stanno mettendo in ginocchio gli italiani.
L'inflazione tariffaria rischia seriamente di vanificare gli effetti benefici di un’inflazione generale che, rallentando, ha portato un po' di respiro al potere d’acquisto delle famiglie e, quindi, a una timidissima possibilità di ripresa dei consumi. Anche perchè il futuro non è roseo. Secondo la Confesercenti, l’arrivo della Tares a fine anno causerà un aggravio fiscale aggiuntivo di oltre mille euro rispetto al 2012 per ristoranti e alberghi. La Trise poi, che scatterà dal 2014, "presenta ancora grandi elementi di confusione e si configura come un’incognita per famiglie, imprese e per gli stessi Comuni". La Tares, spiega la Confesercenti, comporta un generale aggravio di spesa per tutte le imprese e per le famiglie: "È stabilita la copertura integrale dei costi di esercizio e investimento, elemento non previsto nel regime Tarsu e la maggiorazione per i servizi indivisibili (polizia municipale, illuminazione pubblica e verde pubblico). L’impatto del nuovo tributo sarà strettamente correlato alla tipologia di utenza". In generale, le categorie che avranno aumenti più consistenti sono gli esercizi di ristorazione e le vendite al dettaglio di generi ortofrutticoli freschi, con aumenti rispettivamente del 45% e del 66%. L'ufficio economico della Confesercenti stima, infatti, che un albergo dovrà "far fronte a un ulteriore aggravio di spesa per rifiuti e servizi indivisibili di mille euro l’anno, un parrucchiere di 80 euro l’anno, un ristorante di oltre 1.100 euro e un negozio di ortofrutta di quasi 800 euro".
La Trise potrebbe trasformarsi in un’ulteriore batosta per tutti, famiglie e imprese. Per le prime, stando ai calcoli della Confesercenti, è presente una "clausola di salvaguardia" che, in teoria, dovrebbe impedire che la nuova tassa sia superiore al prelievo Imu, ma che comunque non bloccherà gli aumenti rispetto al 2013 dovuti al cambiamento di calcolo dell’imposizione. Per gli immobili a uso produttivo e per le seconde case, invece, non è ancora chiaro se ci sarà una tale clausola, né come potrebbe operare. "Ancora non è chiaro - si legge nello studio - se gli immobili aziendali dovranno pagare la Trise per intero, inclusa la parte sui servizi. Se così fosse significherebbe di fatto l’aumento dell’Imu, ancora vigente per gli immobili a uso produttivo. Sembra si stia provvedendo, in questo senso, alla deduzione del 20-50% dell’Imu dai redditi d’impresa: questo - evidenzia la Confesercenti - non sarà sufficiente però ad ammortizzare completamente l’aggravio aggiuntivo di una tassa sui servizi più esosa, che si somma a un Imu prevalentemente all’aliquota massima (10,6%)".
Tia1, Tia2, Tari, Tarsu, Imu, Tares e infine Trise. Le tasse sui servizi continuano a cambiare, nel nome e nel calcolo dell’imposizione. Il risultato è un’inevitabile confusione, che spingerà quasi sicuramente gli enti locali, messi di fronte a nuove tasse dal gettito imprevedibile, ad alzare il tiro. La conseguenza per la Confesercenti è "una probabile stangata" che "non sarà di certo compensata dal piccolo e circoscritto taglio al cuneo fiscale introdotto dalla legge di stabilità, già annullato dall’improvvido aumento dell’aliquota Iva""Apparentemente - aggiunge l’ufficio economico dei commercianti - l’intervento del governo non mette le mani nelle tasche degli italiani, ma il probabile ricorso alle clausole di salvaguardia contenute nel provvedimento (che scatteranno in assenza di coperture, come è purtroppo prevedibile) trasformerà la legge di stabilità nell’ennesimo salasso""Non possiamo tacere inoltre - conclude la Confesercenti - la preoccupazione per quello che potrà avvenire sul piano fiscale e delle tariffe se nel 2014, come pare, si darà la possibilità ai Comuni di incrementare in modo sostanzioso il gettito su famiglie e imprese".


Roger Bootle: La volontà politica non basta per tenere insieme quest’unione traballante

L'economista Roger Bootle della City e vincitore del Wolfson Prize riconferma che gli aspetti più pericolosi della crisi non sono scomparsi - le banche zombie e l'economia reale - e descrive le modalità più probabili di un crollo dell'euro

Di Roger Bootle, The Telegraph -  La forza del mercato azionario quest’anno era dovuta in parte al sollievo per la fine apparente della crisi dell’euro. Ma il mercato è fuori strada.
Certo, il panico si è placato. Inoltre, almeno per quanto riguarda i tempi dello scioglimento, gli euroscettici più accesi, me compreso, hanno sbagliato. Pensavo che la Grecia sarebbe uscita fuori dall’euro entro la fine del 2012.  Mea culpa.
Ma prima che i miei soliti assalitori eurofiliaci (lo sapete voi chi siete), interpretino questo come un gettare la spugna, mi preme sottolineare che l’ipotesi di un ritiro anticipato della Grecia era sempre una questione di probabilità e di tempi, non dipendeva da una scadenza a dicembre, e ancora non dipende da alcun termine entro la fine di quest’anno o successivamente.
Ci sono stati due eventi che hanno fatto la differenza critica. La prima è stata la decisione intorno alla metà dello scorso anno di Angela Merkel, secondo la quale far uscire la Grecia sarebbe stato troppo pericoloso.
Questo ha significato che non sarebbe stata cacciata fuori e ha incoraggiato i tedeschi a essere un po’ più flessibili.
Il secondo è stato l’annuncio del presidente della BCE, Mario Draghi, nel mese di settembre (con l’acquiescenza della Merkel) che la BCE avrebbe acquistato “senza limiti” le obbligazioni dei paesi vulnerabili – a condizione che fossero soddisfatte alcune condizioni. Di conseguenza, i rendimenti a 10 anni del debito spagnolo e italiano sono scesi di circa 2p.
Da sempre, una crisi di rendimento delle obbligazioni non rappresenta la modalità più probabile di un crollo dell’euro, proprio perché, quando si giunge al momento critico, un paese in crisi potrebbe probabilmente essere ancora tenuto a galla in qualche modo.Se un paese dovesse essere costretto ad uscire in modo disordinato, il canale più probabile sarebbe una crisi bancaria, perché i fondi abbandonerebbero il sistema bancario del paese assediato per essere ridepositati nelle banche tedesche, che poi sarebbero indotte a riciclare il denaro al paese debole, con un aumento inesorabile della scala di questi trasferimenti e del rischio associato di perdite.
(Questo è il cosiddetto problema TARGET2.). Si dà il caso che come i rendimenti sono scesi, il deflusso dei depositi dai paesi membri più deboli si è invertito. Ma le cose non sono destinate a continuare così.Draghi è riuscito a tirar fuori il trucco notevole di ridurre i rendimenti senza l’acquisto di un singolo bond.Quando ritornerà un po’ di panico, però, dovrà mostrare il colore dei suoi soldi.
Secondo i criteri che ha annunciato, per poter beneficiare dell’acquisto dei suoi bond da parte della BCE, un paese deve partecipare a un programma con i fondi di salvataggio della zona euro.
Allo stato attuale, tuttavia, questo «esclude l’acquisto dei titoli dei due paesi in questione che più preoccupano gli osservatori dell’euro, vale a dire Spagna e Italia. Questo significa che se i mercati si muovessero in preda al nervosismo su uno dei due, non si potrebbe contare su un intervento immediato della BCE. Dovrebbero chiedere un salvataggio e accettare di essere vincolati dalle condizioni richieste per concederlo, che comporterebbe sia accettare più austerità che sopportare una dose massiccia di umiliazione.
Che lo facessero o no, e anche se la BCE acquistando i bond riuscisse a smettere di far crescere i rendimenti delle obbligazioni, i depositi potrebbero riprendere a fuggire da quel paese, e da altri paesi vulnerabili.

USCITA DALL’EURO – Ci sono altre tre vie plausibili per un crollo dell’euro: un paese debole che scegliesse di uscire; un paese debole a cui venisse chiesto di uscire; e un paese forte che scegliesse di uscire. Ognuna di queste opzioni è sempre stata un’ipotesi più remota rispetto al panico sulle banche o sui bond, per la semplice ragione che, nonostante tutte le sollecitazioni, sia l’establishment politico che la gente comune in tutti i paesi dell’euro sono rimasti entro l’orizzonte del progetto dell’euro. E’ solo una questione di tempo, ma i punti di vista possono cambiare. Ciò che contribuirebbe a realizzare un tale cambiamento è un ulteriore deterioramento delle condizioni economiche e la presa di coscienza che nell’assetto attuale non c’è via d’uscita.
E in effetti, mentre gli aspetti finanziari della crisi si sono placati, l’economia reale ha continuato a deteriorarsi.Certo, la Germania recentemente sembra andare un po’ meglio. Ma la Francia sembra andare molto peggio.Inoltre, in Spagna, Grecia e Portogallo la situazione rimane triste, con un livello di disoccupazione addirittura spaventoso.
Se l’economia continua a essere così debole, la tensione crescerà. Nei paesi più deboli, monterà l’esasperazione, insieme alla necessità di un’assistenza esterna.Nei paesi più forti crescerà l’allarme sulle dimensioni della necessaria assistenza finanziaria, attuale e futura.
Nel frattempo, i negoziati per muoversi verso un qualche tipo di unione fiscale e politica diventeranno rissosi, e nel processo diventerà chiaro a tutti quel che comporta mantenere insieme tutta questa baracca.
E’ perfettamente possibile, nondimeno, che questa struttura traballante alla fine crolli.La volontà politica è ancora lì presente per sostenerla. Ma intendiamoci, questa, di per sè, non è sufficiente. Deve essere accompagnata da un’azione, e il conto da pagare per questa azione sarà in aumento.
La crisi dell’euro non è finita. E’ in tregua. Ci sono ancora molti episodi che devono svolgersi.

Roger Bootle è uno dei maggiori economisti della City, vincitore del Wolfson Economics prize
Articolo originale: Keeping this rickety union together calls for more than political will

Il gettito Imu dei primi 9 mesi 2013 batte quello del 2012

Il gettito Imu dei primi 9 mesi 2013 batte quello del 2012 

Il gettito Imu dei primi 9 mesi 2013 batte quello del 2012di Redazione

05/11/2013

Aumenta del 32,5% il gettito Imu di pertinenza dei comuni nei primi nove mesi 2013, nonostante la cancellazione della prima rata sull'abitazione principale. 
  
Lo rileva il ministero dell'Economia, secondo cui gli incassi sono stati pari a 7,65 miliardi di euro, con 1,87 miliardi in più rispetto allo stesso periodo del 2012. 
  
''Nel confronto, rispetto al gettito del 2012 - spiega il Dipartimento delle Finanze del ministero in una nota - bisogna tener conto delle modifiche nelle modalità di calcolo del primo acconto 2013 che, a differenza dello scorso anno, includono anche le eventuali variazioni di aliquota deliberate dai singoli comuni e delle modifiche normative intervenute nella disciplina dell'imposta''. 
  
L'acconto nel 2012 fu pagato con le aliquote di base, mentre la legge di Stabilità per il 2013 aveva dato ai comuni la possibilità di aumentare fino a 0,3 punti percentuali l'aliquota standard dello 0,76 per cento per gli immobili a uso produttivo classificati nel gruppo catastale D. 
  
La quota Imu destinata all'Erario è stata invece pari a 202 milioni di euro, ai quali si aggiungono 1,86 miliardi derivante dagli immobili ad uso produttivo.


Fonte    http://www.monitorimmobiliare.it/articolo.asp?id_articolo=16846

domenica 10 novembre 2013

IN EUROPA FARANNO IL POSSIBILE PER INSERIRE IL REATO DI OPINIONE.

The European Union Proposes 

To Ban Communism

I’m on record as stating that I don’t think that the European Union is a good idea but they do seem to have come up with something of a jolly wheeze here. They’re proposing that there should be a new law on civil liberties and that this should make it a criminal offence for anyone to propose or promote communism. Which is a slightly odd thing to put under the rubric of civil liberty but that does seem to be what they’re doing.
A EUROPEAN FRAMEWORK NATIONAL STATUTE
FOR THE PROMOTION OF TOLERANCE
That’s what they’re calling it and it can be downloaded here. This comes from the ruminations of the European Council on Tolerance and Reconciliation.
Now this might at first look just like the usual lefty human rights wishlist but have a closer look:
Section 2. Purpose
The purpose of this Statute is to:
(a) Promote tolerance within society without weakening the common bonds tying together a single society.
(b) Foster tolerance between different societies.
(c) Eliminate hate crimes as defined in Section 1(c).
(d) Condemn all manifestations of intolerance based on bias, bigotry and prejudice.
(e) Take concrete action to combat intolerance, in particular with a view to eliminating racism, colour bias, ethnic discrimination, religious intolerance, totalitarian ideologies, xenophobia, anti-Semitism, anti-feminism and homophobia.
That totalitarian ideology thing there. That’s communism (amongst other things) obviously. So the purpose of the statute is to make sure that communism is eliminated. We’re looking pretty good so far. Then we have another section:
Section 7. Penal Sanctions
(a) The following acts will be regarded as criminal offences punishable as aggravated crimes:
(i) Hate crimes as defined in Section 1(c).
(ii) Incitement to violence against a group as defined in Section 1(a).
(iii) Group libel as defined in Section 1(b).
(iv) Overt approval of a totalitarian ideology, xenophobia or anti-Semitism.
(v) Public approval or denial of the Holocaust.
(vi) Public approval or denial of any other act of genocide the existence of which has been determined by an international criminal court or tribunal.
Overt approval of a totalitarian ideology is to be a criminal offence. One to be punished as an aggravated crime in fact. So anyone actually saying, well, you know, I think Trotsky might have been onto something can now be jailed. Which will certainly make student politics more interesting. Here in the Czech Republic the Communist Party just got 17% of the vote in the elections: they’ll all be off to jail then. There’s also a few communist Members of the European Parliament and it will be interesting to see whether they will vote for this. And there’s more to this law as well:
It must be understood that the “group libel” may appear to be aimed at members of the group in a different time (another historical era) or place (beyond the borders of the State).
So anyone who has ever argued that Stalin had some good ideas can also be jailed. And I’ll admit that I’ll be bringing the party balloons along as they march Danny Cohn-Bendit off under this law.
Sadly this proposed law is not actually all fun and games with the commies. It’s actually one of the most illiberal pieces of legislation that any non-actual totalitarian has proposed so far. For what it is really proposing is that the freedom of speech of everyone on the continent of Europe be limited to what certain bien pensants think is becoming for people to have free speech about. Which really isn’t the point of it at all. For example, this little explanatory note:
There is no need to be tolerant to the intolerant. This is especially important as far as freedom of expression is concerned: that freedom must not be abused to defame other groups.
Err, yes, there is indeed a need to be tolerant of the intolerant. The entire point of this freedom and liberty lark is that we all get to do our own thing, say what we wish and with that right comes the duty to take the consequences. When we get to the freedom of speech that means no libel and no incitement to immediate violence and everything else we can and do say to our heart’s content.
This is where we could profitably borrow something from the constitutional arrangements of another country:
Congress shall make no law respecting an establishment of religion, or prohibiting the free exercise thereof; or abridging the freedom of speech, or of the press; or the right of the people peaceably to assemble, and to petition the Government for a redress of grievances.
That would put an end to this sort of nonsense.

venerdì 8 novembre 2013


La Bce taglia i tassi allo 0,25%. L'immobiliare spera
di Guglielmo Notari



Il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, ha tagliato il tasso di riferimento dell'Euroarea portandolo al nuovo minimo assoluto dello 0,25% dal precedente 0,5%.
 
La sforbiciata al costo del denaro è una sorpresa che non è una sorpresa: tutti se l'attendevano, anche se non immediatamente, ma a seguito della riunione del direttivo Bce di dicembre.
 
Il motivo? Recenti segnali sull'andamento dei prezzi evidenziavano come la possibilità di deflazione (inflazione negativa) fosse assai concreta.
 
Lo scorso 31 ottobre Eurostat aveva riferito che l'inflazione in quel mese ha accusato un rallentamento molto superiore al previsto, finendo sotto lo 0,7% su base annua, vale a dire meno della metà di quel fatidico 2,5% che è il tasso d'inflazione obiettivo della politica moneraria europea.
 
Tale dato, se considerato assieme al dato sulla disoccupazione, rimasta praticamente invariata a ottobre rispetto al mese precedente su livelli molto alti, prefigura un pericolo di stagnazione nel peggiore dei casi, ma comunque, anche nel migliore, esclude la possibilità che la ripresa economica possa venire innescata dalla domanda interna.
 
Lo stimolo monetario dovrebbe quindi incentivare gli investimenti.
 
Ancora più importante, da questo punto di vista, è però il fatto che, con questo taglio del tasso ufficiale, si realizzerà un pressoché totale annullamento del tasso di interesse sui depositi bancari presso la Bce.

Quelle risorse che le banche, non trovando affari ritenuti interessanti, preferiscono depositare nelle casse dell'Istituto centrale in cambio di un rendimento sicuro, anche se non elevato.
 
La liquidità che si dovrebbe così liberare potrebbe finire, è la speranza dell'istituto di Francoforte, nelsistema economico per finanziare le imprese.
 
A cominciare, almeno in Italia, dalle imprese del comparto costruzioni, ormai stagnante da troppo tempo, con conseguenze sull'intero sistema economico che sono sotto gli occhi di tutti.
 
Dal punto di vista dei mutui, invece, il taglio del tasso Bce potrà avere effetto sul costo dell'indebitamento finalizzato all'acquisto del mattone solo indirettamente.

Secondo una simulazione realizzata da Adusbef-Federconsumatori, che ha comprato casa finanziandosi con un mutuo a tasso variabile potrebbe beneficiare di una diminuzione della rata fino a 28 euro al mese, pari a 336 euro l'anno, per un finanziamento di 200mila euro a 30 anni.
 
I tassi su cui si basa il credito immobiliare, infatti, non sono decisi dall'autorità monetaria, ma sono quelli che si formano sul mercato interbancario, in base al costo a cui le banche scambiano denaro fra di loro (Irs per il tasso fisso, Euribor per il variabile).
 
Il tasso Bce funziona solo da riferimento per i tassi interbancari, e il suo effetto non è né perfettamente proporzionale né immediato.
 
L'andamento del mercato dei mutui nei prossimi mesi potrebbe però essere influenzato in misura maggiore dalla necessità delle banche di trovare impieghi con rendimenti interessanti per la forte liquidità che non troverà più un approdo remunerativo nei depositi presso la Bce.
 
Ciò dipenderà dalle politiche commerciali che gli istituti decideranno di attuare nei confronti del prodotto mutuo, realizzabili modificando lo spread applicato al tasso di riferimento per determinare il costo del mutuo.
 
Non sarebbe la prima volta che, a fronte di tassi di mercato in calo, i costi delle rate dei nuovi mutui salgono invece che scendere.

venerdì 1 novembre 2013

L'ARTICOLO DI CLAUDIO BORGHI sulla folle proposta di ridurre ulteriormente l'utilizzo del contante.


Toccano i contanti, scoppia il finimondo

Stanotte sarà Halloween e in mezzo a tanti vampiri e zombie non sarà difficile scorgere l'ombra di uno che si sperava se ne fosse ormai andato dal governo per sempre e che, invece, sembra essere ricomparso in un suo simile: stiamo parlando di Monti, «tornato» sotto le sembianze del ministro dell'Economia Saccomanni che, diligentemente, ogni giorno tenta (con successo) di proseguirne (...)

(...) le dannose politiche. Pensiamo alla proposta di ridurre ancora l'utilizzo del contante. A cosa serve davvero? Nei regimi dittatoriali ogni provvedimento liberticida aveva sempre come causa un nemico. Nell'eurodittatura fiscale, in cui siamo nostro malgrado finiti, la caccia all'evasore è la scusa più gettonata. In nome di questo spauracchio ci stiamo cacciando da soli nella tonnara che Monti aveva candidamente descritto quando disse che per tassare come si deve «occorreva un monitoraggio della ricchezza che al momento ancora mancava». Ecco la verità, altro che evasione fiscale! Costringere i soldi in banca, confinarli nei conti più spiati del mondo, dove il prelievo potrà essere effettuato semplicemente schiacciando un bottone, servirà a depredare con più facilità i risparmi degli italiani, completando il lavoro di fino già iniziato con i beni immobili. Il fatto poi che i conti fruttino alle banche ricche commissioni non guasta, anzi, può diventare un'astuta forma di ulteriore tassazione nel momento in cui, a monte, si impongano prelievi aggiuntivi proprio sugli istituti di credito. Non dimentichiamo poi che così, esattamente come con l'Iva, si comprimono ulteriormente i consumi interni, diminuendo le importazioni: il tutto torna perfettamente col disegno perverso di Monti. Pensiamoci: la lotta all'evasione e alla crisi vietando il contante è evidentemente una bufala: dal 2010 ad oggi la soglia consentita per i pagamenti in banconote è crollata da 12.500 a 1.000 euro, se funzionasse davvero per quel che si dice, a quest'ora l'evasione dovrebbe essere azzerata e il Pil alle stelle. Invece stranamente la cifra della presunta evasione-spauracchio lievita ogni anno e la crescita è un lontano ricordo. Parallelamente però, guarda coincidenza, le tasse sui risparmi si sono triplicate. Con buona pace di quelli fissati con le «basse aliquote delle rendite finanziarie» (modo tassogeno di chiamare i risparmi utilizzato da Letta in giù), se consideriamo un 3% (ottimistico) di rendimento e il 2% di inflazione, sul guadagno reale, fra imposte e bolli, la tassazione è dell'80% (10 di interessi al netto dell'inflazione vengono decurtati da 6 per il 20% di tassa e da 2 per il bollo). Le tasse non hanno portato alcun vantaggio ma che importa, basta dire che c'è la luce in fondo al tunnel e qualcuno ci crede. Logico che a fronte di questo azzeramento dei rendimenti e messi di fronte a rischi non da poco (vedi Cipro e futura legge sul bail-in bancario) il risparmiatore possa essere tentato dal vecchio caro materasso. Ebbene, proprio per evitare questo legittimo modo di sottrarre capitali, anche perfettamente legali, all'occhio ingordo del fisco niente di meglio della bella idea di vietare il contante. In questo modo il risparmio dell'onesto (quello del disonesto difficilmente è mai stato «al sole») è esposto alla mercé di chiunque voglia prelevarlo, magari ascoltando quell'«innocente» articoletto del Fondo monetario internazionale che pochi giorni fa suggeriva un bel prelievo secco del 10% su tutti i conti. La botta finale sulla testa del tonno contribuente chiuso nella tonnara del conto tracciato. E questi soldi a chi andranno poi? Alla «redistribuzione»? Ma ovviamente no, se ne andranno all'Europa per il fiscal compact così come se ne sono ormai andati i 51 miliardi (a oggi) pagati per i fondi salvastati. Scherzetto senza dolcetto.
Twitter: @borghi_claudio