martedì 17 dicembre 2013

LE CASE DI LUSSO IN MONTAGNA TORNANO AD ESSERE UN INVESTIMENTO PER IL MERCATO IMMOBILIARE


LE CASE DI LUSSO IN MONTAGNA TORNANO AD ESSERE UN INVESTIMENTO PER IL MERCATO IMMOBILIARE





In occasione delle vacanze di Natale, che danno il via alla stagione delle settimane bianche, il Centro Studi di Casa.it, il portale immobiliare n.1 in Italia, ha diffuso le proprie elaborazioni sull’andamento del mercato immobiliare di lusso nelle principali località turistiche dell’arco alpino.
In un contesto economico che accenna i primi segnali di ripresa nelle principali economie europee, gli immobili di lusso si confermano un investimento che “tira”, con prezzi medi al metro quadro che sembrano reggere all’impatto della crisi, mentre segnali poco incoraggianti provengono dalle mete sciistiche nostrane che continuano a mantenersi al di sotto della doppia cifra, complice l’incertezza economica e la scarsa accessibilità al credito.
La Svizzera sale subito in vetta con la variazione dei prezzi al mq su base annua più alta d’Europa. I prezzi medi aumentano tra il 10% e il 14% per le località di Davos e Zermatt. Per acquistare una baita sulle piste o uno chalet nel punto più spettacolare della valle, infatti, bisogna essere pronti a investire in media da 10.200 a 23.000 Euro al mq.
In Francia, Chamonix, porta d’accesso per il “tetto d’Europa”, si trova in una delle zone sciistiche più suggestive del versante alpino francese che fa gola ai “nuovi ricchi” dell’Est Europa. L’investimento per un immobile di lusso nel centro del paesino si situa tra 5.800 e 13.500 Euro al mqChamonix insieme a Morzine sono le uniche due mete che registrano un aumento significativo dei prezzi: rispettivamente +8,0% e +8,5%.
Le località dell’Alta Savoia come MéribelMegèveCourchevel e Val d’Isèrehanno mantenuto i prezzi stabili rispetto al 2012, anche se proprio quest’ultima registra la forbice di prezzo più alta di tutte le Alpi francesi, con un prezzo minimo di 8.000 Euro al mq fino a un massimo di 14.500 Euro al mqper un’abitazione di pregio.
In Austria, le mete di Kitzbuhel e Bad Gastein registrano quotazioni medie su base annua del 4,5% e 5,5%, dove l’investimento per uno chalet da cui godere di panorami mozzafiato oscilla tra 6.200 e 11.500 Euro al mq.
Per chi è invece attirato da esperienze più mondane, non è da sottovalutare la località Ischgl nell’area sciistica Silvretta Arena con 218 km di piste, nota come “la Ibiza delle Alpi” per la sua atmosfera cosmopolita, il rito dell’après-ski e la vivace night-life. I prezzi di vendita per gli appartamenti di lusso variano dai 7.000 ai 9.000 Euro al mq. Gli chalet, dai 12.000 ai 15.000 euro al mq.
Per l’Italia, le tre perle dell’arco alpino si contraddistinguono per essere il fanalino di coda d’Europa. Cortina d’Ampezzo si conferma Regina delle Dolomiti con le quotazioni più alte, ma più accessibili del passato, con una variazione negativa dei prezzi su base annua vicina al -10% (-8,6%). Per acquistare casa in pieno centro o vicino alle piste da sci, infatti, bisogna essere pronti a pagare in media da 12.000 a 10.000 Euro al mq. Leggermente al ribasso sono le richieste a Courmayeur, dove le abitazioni con la collocazione più pregiata sono valutate da 8.000 a 11.000 Euro al mq e, infine, Madonna di Campiglio si mantiene appena al di sotto della doppia cifra con prezzi che oscillano tra 8.000 e 10.000 Euro al mq.
Tra le mete invernali emergenti è da segnalare Sochi, la cittadina russa che si affaccia sulle rive del Mar Nero. Nel 2007 è stata selezionata come città dei prossimi XXII Giochi Olimpici Invernali e nei due anni successivi ha registrato un’impennata dei prezzi del 40%-50%. La possibilità di alternare mare e montagna, insieme al prestigio di poter sciare sulle piste olimpioniche di Krasnaya Polyana, hanno fatto da motore propulsore alla domanda.
Le soluzioni abitative del segmento lusso sono situate nei punti più spettacolari delle valli, attirando l’interesse di grandi investitori a caccia di beni rifugio, considerata la crescita del valore a lungo termine. L’andamento dei prezzi medi dell’ultimo anno suggerisce che la domanda è in progressivo aumento tra i nuovi ricchi dei Paesi emergenti come Russia, America Latina e Asia.

Fonte: Lastampa.it

giovedì 12 dicembre 2013

BORGHI,BAGNAI E RINALDI SMONTANO PEZZO PER PEZZO IL CASTELLO DI BUGIE 

Articolo di  www.formiche.net


LA BUFALA DELL’INFLAZIONE

«Non è affatto vero che se l’Italia uscisse dall’euro e svalutasse del 20-30% ci sarebbe un’inflazione dello stesso livello», sostiene Bagnai. «Recentemente la Polonia ha svalutato lo zloty più del 20% e l’inflazione si è ridotta. E anche nel 1992, quando lo ha fatto l’Italia, l’inflazione è diminuita. Oltretutto all’epoca l’inflazione globale viaggiava al 4-5%, mentre oggi ci troviamo in uno scenario di deflazione e quindi l’impatto sarebbe ancora minore». «L’inflazione viene dipinta come il male assoluto», osserva Borghi, «ma non è affatto così. Negli anni 80 in Italia l’inflazione viaggiava a due cifre, ma il clima economico era nettamente migliore. Oggi invece abbiamo il deflazionato disoccupato».



NESSUNA DIFFERENZA PER I RISPARMIATORI

Ma i piccoli risparmiatori che hanno investito inBot e altri titoli di Stato italiani non rischierebbero di trovarsi con un pugno di mosche? «Nessun problema, il debito pubblico verrebbe convertito nella nuova moneta. La stessa che utilizzerebbero i risparmiatori per la fare la spesa. Quindi per loro non cambierebbe niente», rispondono all’unisono Borghi e Bagnai.



IL PROBLEMA DELLA CRESCITA

Però l’Italia è un Paese di vecchi e i pensionatihanno paura del salto nel buio. «Adesso vengono anche loro torchiati dal fisco per poter rispettare i diktat europei», osserva Borghi, «e devono capire che le loro pensioni vengono pagate da chi lavora. Se tutti sono disoccupati chi le pagherà? Anche a loro conviene preoccuparsi soprattutto di ripristinare le condizioni per la crescita». Crescita economica che finché si resta nell’euro è una chimera. «Impossibile raggiungerla dovendo rispettare il Fiscal Compact», spiega Rinaldi, «che dal 1° gennaio 2015 obbligherà tutti i 25 Paesi firmatari e ratificatori del Trattato al pareggio di bilancio e alla riduzione sistematica del 5% annuo dell’eccedenza del 60% del rapporto debito pubblico/pil. Per l’Italia questo significherebbe trovare ogni anno risorse aggiuntive per 98 miliardi di euro. Una somma pari a più di quattro volte il gettito Imu complessivo».


LA GABBIA EUROPEA

Rinaldi tiene poi a sottolineare l’assurdità dell’attuale costruzione europea: «Il Trattato di Maastricht è stato firmato il 7 febbraio 1992e da allora non hanno ancora uniformato le aliquote Iva. Ma che mercato comune è?». Che fare, allora? «Bisogna chiedere subito la moratoria del Fiscal Compact, altrimenti è la fine. Siamo ingabbiati in un meccanismo in cui è l’economia reale a doversi adeguare all’euro e non viceversa». L’alternativa è l’uscita dall’euro, che dovrebbe essere concordata per attutire al massimo gli impatti negativi. Ma è possibile? «Credo che sarà la Germania la prima a uscire», sostiene Borghi. «Ormai ha raccolto tutto quello che poteva da questo stato di cose. E quando si tratterà di dover dare nuovi finanziamenti alla Grecia o a qualche altro Stato, a Berlino decideranno di mettere la parola fine».

Proroghe detrazioni fiscali su ristrutturazioni e riqualificazioni


Proroghe detrazioni fiscali su ristrutturazioni e riqualificazioni



Un chiarimento atteso riguarda l’efficacia temporale della proroga 65% per gli “interventi di sostituzione di impianti di riscaldamento con pompe di calore ad alta efficienza ed impianti geotermici a bassa entalpia” e per la “sostituzione di scaldacqua tradizionali con scaldacqua a pompa di calore”. Dal momento che le detrazioni sono “rientrate” in vigore grazie alla legge di conversione (Legge n. 90/2013) non era chiaro se dovessero essere comprese le spese sostenute dal 6 giugno 2013 (data di efficacia del D.L. n. 63/2013) o solo quelle dal 4 agosto 2013. L’Agenzia propende per la prima data in considerazione del fatto che il legislatore ha parificato anche queste tipologie a quelle cui l’aliquota del 65% si applica dall’entrata in vigore del precedente decreto.L’Agenzia ricorda che per gli interventi su parti comuni condominiali la detrazione del 65% si applica sino al 30 giugno 2014. Gli interventi si riferiscono a “parti comuni degli edifici che interessano tutte le unità immobiliari”. Si intendono parti comuni, ai sensi dell’art.1117 c.c., ad esempio il suolo, i muri maestri, la portineria, l’ascensore, gli impianti di ricezione radiotelevisiva, eccetera. Nell’ambito della proroga della detrazione al 50% delle spese per interventi di recupero del patrimonio edilizio rientrano a pieno titolo anche gli interventi di ristrutturazione, restauro e risanamento conservativo che riguardano interi fabbricati e che sono eseguite da imprese di costruzione e da cooperative edilizie, che, entro 6 mesi dal termine dell’intervento, provvedano alla alienazione o assegnazione dell’immobile. Il valore degli interventi, come previsto dall’art. 16-bis, comma 3, non può superare il 25% del prezzo di acquisto/assegnazione e l’importo massimo non può oltrepassare 96.000 euro. La legge di conversione del D.L. n. 63/2013 ha introdotto il comma 1-bis all’art. 16 del decreto, prevedendo l’innalzamento dell’aliquota di detrazione al 65% per gli interventi di cui all’art. 16-bis, D.P.R. n. 917/1986 (opere per la messa in sicurezza statica, realizzazione di documentazione atta a comprovare la sicurezza statica, realizzazione di interventi necessari per il rilascio della documentazione) realizzati in zone sismiche ad alta pericolosità “sulle parti strutturali degli edifici o complessi di edifici legati strutturalmente”. Per fruire dell’agevolazione è necessario che le procedure siano avviate a decorrere dal 4 agosto 2013 (data di entrata in vigore della Legge n. 90/2013 di conversione del D.L. n. 63/2013). I contribuenti che già fruiscono della detrazione per interventi di recupero del patrimonio edilizio possono beneficiare di un’ulteriore detrazione del 50% sui mobili e i grandi elettrodomestici che siano “finalizzati all’arredo dell’immobile oggetto di ristrutturazione”. Rientrano fra questi non soltanto gli interventi di ristrutturazione “stricto sensu”, ma anche gli interventi di manutenzione straordinaria di restauro e di risanamento conservativo. Non solo: l’agevolazione può essere fruita anche se il mobile o l’elettrodomestico verrà utilizzato nelle parti comuni di edifici residenziali. È il caso, ad esempio, delle guardiole o dell’appartamento del portiere. La detrazione può inoltre riguardare mobili o grandi elettrodomestici che siano locati in ambienti diversi da quelli su cui è effettuata la ristrutturazione dell’unità immobiliare, purché evidentemente l’immobile sia stato oggetto di interventi di ristrutturazione. Altro chiarimento importante riguarda il fatto che i beni agevolabili possono riguardare anche gli interventi edilizi sostenuti a decorrere dal 26 giugno 2012, per effetto dell’esplicito richiamo, nella norma, al comma 1 dell’art, 16 D.L. n. 63/2013. Non va trascurato il fatto che le spese per l’acquisto di mobili o grandi elettrodomestici possono essere sostenute anche prima di quelle per la ristrutturazione dell’immobile, a condizione, però, che “siano già stati avviati i lavori di ristrutturazione dell’immobile cui detti beni sono destinati”. La data di inizio lavori deve dunque precedere il sostenimento della spesa. Quanto agli adempimenti l’Agenzia richiama il proprio Comunicato stampa del 4 luglio 2013, ricordando che i contribuenti devono rispettare le medesime modalità previste per i pagamenti dei lavori di ristrutturazione, ovvero bonifico bancario o postale, indicazione dell’apposita causale, del codice fiscale del beneficiario e del numero di partita IVA o codice fiscale del soggetto a cui il bonifico è effettuato. È consentito il pagamento con carte di credito o di debito (in questo caso fa fede la data di  utilizzo della carta), ma non il pagamento in contanti.



Fonte:http://fiscopiu.it/news/le-agevolazioni-all-edilizia-fra-le-priorit-del-governo

PAPA FRANCESCO UOMO DELL'ANNO!

PAPA FRANCESCO UOMO DELL'ANNO!


Il riconoscimento del settimanale americano annunciato oggi. Lombardi: «Francesco non cerca fama, ma si rallegra se il suo messaggio viene capito»


Papa Francesco è stato scelto dal settimanale americano Time come «persona dell'anno» 2013. Nella motivazione del riconoscimento, Bergoglio è definito «il Papa della gente» e si sottolinea che «il leader della chiesa cattolica è diventato una nuova voce della coscienza».

Nel motivare la scelta, la direttrice di Time, Nancy Gibbs, ha sottolineato che «raramente  un nuovo protagonista della scena mondiale ha catturato così tanta attenzione, da vecchi e giovani, fedeli e cinici, in così poco tempo come Papa Francesco». Tra i predecessori di Francesco, il riconoscimento era stato attribuito nel 1962 a Giovanni XXIII e nel 1994 a Giovanni Paolo II.

Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, appresa la notizia, ha commentato: «La cosa non stupisce, data la risonanza e l’attenzione vastissima dell’elezione del Papa Francesco e dell’inizio del nuovo pontificato. È un segno positivo che uno dei riconoscimenti più prestigiosi nell’ambito della stampa internazionale sia attribuito a chi annuncia nel mondo valori spirituali, religiosi e morali e parla efficacemente in favore della pace e di una maggiore giustizia».

«Quanto al Papa - ha aggiunto il portavoce vaticano - per parte sua, non cerca fama e successo, perché fa il suo servizio per l’annuncio del Vangelo dell’amore di Dio per tutti. Se questo attrae donne e uomini e dà loro speranza, il Papa è contento. Se questa scelta “dell’uomo dell’anno” significa che molti hanno capito – almeno implicitamente – questo messaggio, egli certamente se ne rallegra».

Fra i candidati al titolo di «persona dell'anno» che, secondo Time, incarna, nel bene e nel male, gli eventi del 2013 c'erano anche il presidente siriano Bashar al Assad e la cantante americana Miley Cyrus nota per i suoi eccessi esibizionistici. In lizza pure il presidente Usa Barack Obama, già vincitore nel 2008 e nel 2012, il nuovo presidente iraniano Hassan Rohani, Jeff Bezos, fondatore di Amazon, il senatore del Texas Ted Cruz, leader della rivolta del «Tea Party» contro la riforma sanitaria di Obama e Kathleen Sebelius, segretario alla Sanità americana.

Nell'elenco anche la «talpa» che ha svelato al mondo i programmi di spionaggio dell'Nsa, Edward Snowden, ed Edith Windsor, novantenne attivista per i diritti dei gay. Nel sondaggio online, al secondo posto, dopo Francesco, si è classificato Snowden, «il profeta oscuro», seguito dalla Windsor, «attivista improbabile», Assad, «tiranno letale» e Cruz, «l'incendiario».


FONTE:ANDREA TORNIELLI
                CITTÀ DEL VATICANO

giovedì 5 dicembre 2013

Agenzie immobiliari, il canale preferito per vendere e acquistare nelle grandi città


Agenzie immobiliari, il canale preferito per vendere e acquistare nelle grandi città 




L'agenzia immobiliare resta il canale più utilizzato aRoma e nelle grandi città per l'intermediazione immobiliare. 
  
E' il risultato dell'indagine 2013 a cura del centro studi sull’economia immobiliare - Csei Tecnoborsa, secondo cui nel biennio 2011-2012 il 68,2% di chi ha acquistato un immobile a uso residenziale a Roma è ricorso all’aiuto di un intermediario mentre, mediamente, nelle sei grandi città analizzate vi hanno fatto ricorso solo il 60,9% degli acquirenti. 
  
Come sottolinea Valter Gianmaria, presidente Tecnoborsa, “l’agenzia rimane il canale più utilizzato (65,9% di chi ha acquistato), seguita con un notevolissimo distacco dal ricorso al supporto di altri consulenti (2,3%)”. 
  
Quanto ai canali informativi, emerge che l’acquirente è venuto a conoscenza dell’abitazione comprata per il 40,2% delle volte con l’intervento delle agenzie immobiliari; per il 28% hanno funzionato i cartelli vendesi; per il 14,4% Internet; per il 13,6% il passa parola con conoscenti o custodi di stabili, e solo per il 3,8% l’individuazione del bene è avvenuta tramite la lettura di quotidiani. 
  
La conclusione è dunque che, benché il 69,7% delle abitazioni acquistate erano state affidate a un’agenzia immobiliare, circa il 42% degli acquirenti è venuto a conoscenza del bene attraverso altri canali ma poi è stato costretto a passare per questa. 
  
Per quanto riguarda la vendita il 71,2% di chi ha ceduto un’abitazione a Roma ha usufruito di un canale di vendita ma la percentuale è leggermente inferiore a quella rilevata come media sulle sei grandi città (73,5%), al contrario di quanto avvenuto per il comparto dell’acquisto. 

Di nuovo l'intermediario preferito dai romani per la vendita il canale preferito è stata l’agenzia immobiliare (67,1%), mentre le altre figure professionali sono state utilizzate solo dal 4,1% di coloro che hanno ceduto un immobile.  
  
Sul fronte della valutazione, Giammaria rende noto che “si sono serviti di uno specialista per la valutazione di un bene immobiliare il 58,3% delle famiglie romane che hanno acquistato, contro il 55,9% della media delle maggiori città italiane”. 
  
Di nuovo spicca l’agenzia immobiliare (25%), seguita da chi ha dichiarato di aver stimato il bene da solo con l’aiuto di listini, ricerche di mercato e altro (20,5%), o da chi è ricorso a un libero professionista (14,4%), mentre il 3% si è servito di altri canali non meglio specificati. 
  
“Dall’analisi della vendita è emerso che ben l’87,7% delle famiglie romane che sono riuscite a vendere un immobile lo ha fatto valutare prima di immetterlo sul mercato, dato molto significativo specialmente se confrontato con la media delle grandi città dove si registra solo un 55,9%”, riflette Gianmaria. 
  
E anche qui il risultato conferma il dato precedente: “La figura professionale preferita per ottenere una valutazione commerciale è l’agenzia immobiliare (63%), seguita dai liberi professionisti abilitati (21,9%); invece, l’8,2% ha valutato il bene da solo”. 

Fonte: monitorimmobiliare